Operi nell’Ue? Si dovranno riferire le pratiche per l’inclusione delle persone con disabilità

La nuova Direttiva sul Corporate Sustainability Reporting indica alle aziende che operano nell’Unione europea a riferire sulle loro pratiche per l’inclusione delle persone con disabilità e di altri gruppi emarginati. La Direttiva è stata approvata e pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea nel dicembre 2022. Dopo la pubblicazione ha fatto seguito un lungo processo di definizione del set di standard di rendicontazione destinate alle aziende che poi dovranno utilizzare in merito alla sostenibilità delle proprie pratiche ambientali, sociali e di governance. In pratica, si vuole garantire come la disabilità si rifletta in modo sostanziale e significativo negli standard di rendicontazione delle aziende.

Lo scorso 9 giugno, i servizi per il mercato finanziario della Commissione Europea hanno pubblicato la prima serie di Standard Europei per il Reporting di Sostenibilità: una sorta di vademecum. In pratica, gli obblighi di segnalazione vengono gradualmente introdotti nel tempo e le prime aziende dovranno applicare gli standard nell’anno finanziario 2024, per i report pubblicati nel 2025.

Le piccole e medie imprese dovranno invece solo rendicontare a partire dal 2026, con un’ulteriore possibilità di dissociarsi volontariamente fino al 2028 e saranno in grado di riferire secondo standard separati e proporzionati da sviluppare il prossimo anno.

In particolare, le aziende dovranno segnalare le diversità all’interno del Consiglio di amministrazione con indicazione della percentuale per genere e altri aspetti di diversità che l’impresa ritiene rilevanti. Non solo: si dovrà segnalare la percentuale di dipendenti con disabilità, nonché una spiegazione di come sono stati raccolti questi dati. Si dovrà poi produrre uno schema delle politiche specifiche dell’azienda volte a eliminare la discriminazione e promuovere la diversità e l’inclusione e se la disabilità è coperta in queste politiche. Si dovranno poi indicare gli impatti positivi delle azioni per i clienti e gli utenti finali come la progettazione del prodotto che migliora l’accessibilità per le persone con disabilità o l’impegno a rendere i servizi online accessibili alle persone con disabilità.

Un altro elemento da indicare è se tutti i dipendenti sono coperti o meno dalla protezione sociale attraverso programmi pubblici o attraverso benefici offerti dall’impresa come, per esempio, contro la perdita di reddito dopo l’acquisizione di una disabilità. Si dovranno anche indicare i passi intrapresi dall’azienda per conoscere le prospettive dei propri lavoratori che potrebbero essere particolarmente vulnerabili agli impatti e/o emarginati (ad esempio, lavoratrici, lavoratori migranti, lavoratori con disabilità) e si dovrà indicare il numero di incidenti e/o reclami legati al lavoro e gravi ripercussioni sui diritti umani all’interno della propria forza lavoro.

Gli standard di rendicontazione stabiliti nella direttiva Ue non obbligano rigorosamente le aziende a cambiare il modo in cui operano, ma le ritengono responsabili per aver rivelato i loro successi e le loro carenze. In questo modo si possono indurre le aziende a riflettere in anticipo su come includere meglio le persone con disabilità nella forza lavoro (anche nelle posizioni dirigenziali) e su come progettare meglio i loro servizi e prodotti per poter essere inclusivi. 

Gli standard di rendicontazione sono quindi in grado di evidenziare ai datori di lavoro su quali aree si dovrà lavorare per migliorare nell’area dell’inclusione indirizzandoli così verso ciò che ci si aspetta da loro per essere all’altezza delle proprie responsabilità sociali.

Bachisio Zolo

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