Dati Invalsi 2023, uno studente su due insufficiente in italiano e matematica

Forse le scuole chiuse per quasi due anni a causa della pandemia stanno lasciando ancora strascichi. Le prove Invalsi del 2023 vedono, nei dati nazionali, come uno studente su due arriva alla maturità e dopo tredici anni di studio tutti mostrano un livello sufficiente di preparazione in italiano e matematica. I dati regionali restituiscono però una situazione ancora più drammatica nelle regioni del Sud mentre risultano stabili nel Nord: qui, due studenti su tre centrano il traguardo della maturità.

Unico effetto positivo della riapertura delle scuole riguarda la dispersione implicita, cioè quegli studenti che arrivano a fine corsa con una preparazione insufficiente sia in italiano che in matematica: sono in calo anche se non siamo ancora tornati ai livelli pre pandemia.

In generale, negli ultimi anni è scesa anche la dispersione esplicita: i dati Eurostat pubblicati a giugno vedono come i giovani under 25 senza un diploma sono scesi negli ultimi cinque anni dal 14,5 per cento del 2018 all’11,5 per cento del 2022. Siamo ancora sopra la media europea del 9,6 per cento ma non più così distanti.

Il dato che invece allarma di più, perché più inaspettato, riguarda le scuole elementari dove anche in seconda e in quinta elementare, la preparazione dei bambini è peggiore che negli anni scorsi. Un fattore che può rappresentare una seria ipoteca sul futuro se non si dovesse correre ai ripari da subito.

I risultati nelle elementari

Finora questo percorso di scuola è sempre stato il vero fiore all’occhiello della scuola italiana visto come gli alunni italiani se la cavavano meglio di tanti loro coetanei di altri Paesi. Le rilevazioni Invalsi di quest’anno rivelano però come le scuole elementari hanno fatto registrare una regressione molto forte. I bimbi di seconda che raggiungono la sufficienza in italiano sono il 69 per cento (contro il 72 per cento dell’anno scorso) e in matematica è anche peggio: 64 per cento (contro il 70 per cento del 2022). In quinta, il calo in italiano è ancora più netto: dall’80 al 74 per cento di alunni sopra il sei; in matematica vanno tutti peggio, ma l’arretramento rispetto allo scorso anno è stato più contenuto: dal 66 al 63 per cento.

Scuole medie

I risultati delle prove Invalsi di italiano e matematica in terza media sono in linea con quelli dello scorso anno. Il 62 per cento raggiunge la sufficienza in italiano (era il 61 lo scorso anno, il 66 nel 2018), per la matematica risultato invariato da tre anni. Il 56 per cento, poco più di uno studente su due, centra l’obiettivo, ma prima della pandemia era il 61 per cento. Sono le regioni del Sud, Campania, Puglia, Abruzzo e Molise a far registrare il miglior «rimbalzo» rispetto all’anno scorso con un +4 in italiano e un +1 in matematica. Tuttavia in Campania, Sicilia, Calabria e Sardegna, ad avere la sufficienza in matematica alla fine della terza media è meno di uno studente su due: ben il 60 per cento degli studenti.

Mentre nel resto del Paese l’indice di diseguaglianza degli apprendimenti non dipende granché dalla classe frequentata, nelle regioni del Sud e delle isole incide per il 35 per cento.

Il fallimento delle Superiori

I risultati delle superiori confermano le difficoltà del sistema. Da tre anni, un maturando su due non raggiunge la sufficienza in italiano e gli scarsi in matematica sono altrettanti. Sono ragazzi che dopo 13 anni di studio sanno naturalmente leggere scrivere e fare di conto, ma non sempre capiscono fino in fondo il senso di quello che leggono e faticano a condurre in porto un ragionamento logico-matematico.

Nelle regioni del Nord le cose vanno leggermente meglio: il 62 per cento degli studenti ha almeno la sufficienza in italiano e in matematica, con punte del 66 per cento per la sola matematica nel Nord-Est.

Al Sud invece, è un disastro: tre giovani adulti (tre elettori, dunque) su cinque sono insufficienti in italiano, due su tre in matematica.

Rispetto al 2019 c’è stato un calo di 13 punti in italiano (allora gli studenti sopra il sei erano il 64 per cento, adesso solo il 51) e di 11 punti in matematica (dal 61 al 50 per cento di “promossi”).

Meno dispersione implicita

L’unico dato positivo di questa rilevazione è quello relativo al calo della cosiddetta dispersione implicita. Si tratta di quegli alunni che arrivano in fondo al percorso con competenze così scarse, che è come se avessero lasciato la scuola a 16 anni: un diploma in tasca ce l’hanno, ma non vale niente perché sia in italiano che in matematica e in inglese non arrivano nemmeno al sei.

Uno studio specifico riguarda gli studenti che quest’anno hanno sostenuto l’esame di Maturità e che nel 2018 avevano fatto la terza media. L’Invalsi ha monitorato il loro percorso di studi. Erano 553.626 a fare l’esame nel 2018, sono arrivati in 400.571 in regola alla Maturità. Quasi 60 mila, il 10,8 per cento ha ripetuto l’anno, mentre 57.419, il 10,4 per cento hanno lasciato gli studi senza diploma.

Bachisio Zolo

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