Lavoro sempre più anziano entro il 2030

Entro il 2030, 150 milioni di posti di lavoro occupati da persone di età pari o superiore ai 55 anni. È quanto emerge da una ricerca della società di consulenza Bain & Company.

Lo studio “Better with Age: The Rising Importance of Old Workers” (traducibile con “Meglio con l’età: la crescente importanza dei lavoratori anziani”) mette inoltre in luce come, nei Paesi del G7, i lavoratori esperti rappresenteranno un quarto della forza lavoro entro il 2030.

In Italia la percentuale di lavoratori di età pari o superiore ai 55 anni si avvicinerà al 30 per cento.

Si allunga l’età lavorativa

La ricerca rileva, inoltre, l’invecchiamento della popolazione e l’allungarsi della vita lavorativa. Su questo aspetto incide il minor numero di giovani che accede al mondo del lavoro per diversi motivi, tra cui tempi per l’istruzione più lunghi e tassi di fertilità più bassi. Emerge quindi un’inversione di tendenza rispetto il pensionamento anticipato.

Lavoro multigenerazionale, opportunità o limite?

Ma il lavoro multigenerazione è un limite o può essere considerato un’opportunità? Dallo studio emerge come negli Stati Uniti (Paese principale in cui opera lo società di consulenza) meno del 4 per cento di aziende sia impegnato in politiche o percorsi per l’integrazione dei lavoratori anziani a cui si va ad aggiungere un 27 per cento che si è dichiarato interessato a intraprendere questo percorso in futuro.

Perché sarebbe giusto parlare, quindi, di opportunità? Perché l’invecchiamento della forza lavoro può rappresentare una risorsa per i datori di lavoro. In questo modo verrebbe favorita una trasmissione di competenze e conoscenze in grado di accrescere la competitività dell’azienda.

Capire e conoscere le motivazioni, un passo determinante verso il successo

La Bain & Company ha intervistato 40mila lavoratori in 19 Paesi per capire quali fossero le motivazioni nell’andare al lavoro. È emerso come con l’aumentare dell’età cambiano le priorità. Per i lavoratori nella fascia di età oltre i 60 anni diventa importante fare un lavoro interessante, in cui hanno autonomia e flessibilità. Altri, invece si concentrano sulla padronanza del proprio mestiere o si sentono appagati nel vedere l’impatto positivo delle proprie azioni nella società.

In particolare, secondo la società di consulenza americana, le aziende dovrebbero sviluppare un approccio su tre fasi: comprendere cosa motiva i lavoratori anziani favorendo il reclutamento o il mantenimento in azienda dei lavoratori; investire in azioni di riqualificazione e valorizzarne i punti di forza permettendo di essere un valore aggiunto attraverso la trasmissione di competenze per i lavoratori più giovani.

Si legge, infatti, come nella ricerca: «le aziende che investono nel reclutamento, nel trattenere questa forza lavoro, nella riqualificazione e nel rispetto dei punti di forza di questo gruppo di lavoratori si preparano al successo nonostante il continuo cambiamento dei dati demografici della forza lavoro».

Emanuele Boi

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