Allarme manovra finanziaria: a rischio i 4 miliardi per la Sanità

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, i finanziamenti destinati alla Sanità potrebbero subire ulteriori riduzioni per far fronte al taglio del cuneo fiscale. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva inizialmente richiesto 4 miliardi di euro per migliorare il sistema sanitario nazionale, ma sembra che la somma prevista ora si aggiri tra i 2,5 e i 3 miliardi. Un’imprevista svolta che potrebbe portare il Ministro a cercare fondi all’interno del suo stesso ministero, nonostante i già avvenuti tagli significativi degli ultimi 10 anni (37 miliardi).

Un piano Marshall

La Federazione Cimo-Fesmed, rappresentante di oltre 14mila medici, ha espresso gravi preoccupazioni riguardo a questa situazione, sottolineando come ulteriori tagli alla Sanità potrebbero compromettere la qualità e la sicurezza dei servizi offerti. La federazione ha quindi proposto l’adozione di un “piano Marshall” come possibile soluzione per uscire da questa crisi.

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha risposto sottolineando la complessità della legge di bilancio e la necessità di prendere decisioni basate sulle priorità. Poiché “non sarà possibile finanziare tutto”, sarà dunque essenziale bilanciare gli interventi per sostenere i redditi medio bassi e promuovere la crescita economica.

Meno analisi, più profitto

Lascia perplessi la decisione presa dal Ministero dell’Economia, che ha respinto l’idea di introdurre una tassa sugli extraprofitti delle case farmaceutiche definendola anticostituzionale. Sembra che si stiano invece prendendo in considerazione misure per ridurre gli esami medici “inutili” e le prescrizioni eccessive di farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Una recente analisi del ministero della Salute ha rivelato come almeno il 20 per cento degli accertamenti medici prescritti nelle ricette a carico del Ssn è superfluo; tuttavia, fanno riflettere le cifre destinate dal Governo a settori ritenuti evidentemente più importanti, come il calcio (900 milioni lo scorso anno) e la Tim (2,3 miliardi quest’anno), mentre alla Sanità si chiede di “recidere i rami secchi”.

Roberta Gatto

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