Denatalità e pensioni: il sistema non regge

La denatalità influisce sulla sostenibilità del sistema pensionistico nel nostro Paese. Oltre al calo delle nascite, il Rapporto annuale 2023 dell’Istat evidenzia l’aumento degli over 65 in rapporto alla popolazione e la diminuzione degli individui in età attiva e più giovani.

Per il sistema previdenziale questo significa un maggior numero di pensionati, l’aumento del tempo medio di percezione della pensione e la diminuzione dei contributi versati dai lavoratori.

Il primo quadrimestre del 2023 ha registrato una diminuzione delle nascite (- 1.1 per cento sul 2022, -10.7 per cento sul 2019). Tra i fattori che incidono sul calo delle nascite la minore fecondità (da 1.27 figli in media per donna nel 2019 a 1.24 figli nel 2022) e l’aumento dell’età media al parto (32.4 anni).

Il paper di Bankitalia

Anche Bankitalia, in un recente elaborato, evidenzia l’impatto negativo delle riforme previdenziali degli ultimi decenni sulla crescita demografica. In che modo? In Italia, come altri Paesi europei, prima di fare un figlio le giovani coppie attendono la pensione dei genitori. La figura dei nonni, infatti, si conferma una figura essenziale nel supporto alla famiglia specie nei casi in cui sia carente l’offerta di asili nido o servizi per l’infanzia. Il continuo aumento dell’età pensionabile incide nella decisione di molte coppie di mettere alla luce un figlio.

La popolazione invecchia e diminuiscono le persone in età attiva e i più giovani

Al 1 gennaio 2023 la popolazione over 65 è costituita da 177mila individui (il 24.1 per cento della popolazione totale). Tra gli ultraottantenni si è registrato un incremento (rappresentando il 7.7 per cento della popolazione totale) e il numero di ultracentenari raggiunge il più alto livello storico (circa 22mila unità, con un incremento di oltre 2mila individui rispetto all’anno precedente). Si stima, inoltre, come nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni e quella di ultranovantenni arriverà a 1.4 milioni.

Infine si registra una diminuzione degli individui in età attiva (ovvero tra i 15 e i 64 anni) che passano a 37 milioni e 339mila (pari al 63.4 per cento della popolazione totale) e gli individui fino ai 14 anni sono 7 milioni e 334 mila (12.5 per cento della popolazione totale).

Emanuele Boi

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