Disturbi dell’apprendimento: la tecnologia in aiuto

Nell’anno scolastico 2018-2019 erano 300mila gli studenti italiani con Dsa, ovvero disgrafia, discalculia, dislessia e disortografia.

Per questi giovani, tenere il passo con lo studio è spesso difficile e frustrante; i Dsa talvolta si manifestano insieme e rendono l’apprendimento ancora più difficile.

Tra i disturbi più diffusi troviamo la dislessia (la difficoltà nella lettura), la disgrafia (la difficoltà nella scrittura), la discalculia (la difficoltà nel capire i numeri) e la disortografia (la difficoltà nel comprendere la corrispondenza tra suono e parola).

Inoltre, non tutti gli studenti apprendono allo stesso modo: alcuni prediligono una modalità prettamente visiva, fatta di schemi e mappe concettuali, altri invece si affidano all’ascolto per la memorizzazione dei concetti.

La tecnologia a supporto dello studio

Fortunatamente, per chi ha difficoltà nell’apprendimento, la tecnologia costituisce un valido aiuto. Pensiamo ad esempio alle sintesi vocali, strumenti in grado di leggere un testo ad alta voce, o ai software in grado di tradurre una lezione in una mappa concettuale.

Questi ausili possono inoltre fungere non solo da compensazione per coloro che presentano disturbi dell’apprendimento, ma anche di inclusione per tutta la classe. Essi rendono infatti possibile un maggiore coinvolgimento degli studenti e facilitano il lavoro di gruppo: altro aspetto sempre più sfruttato nelle scuole e non solo.

Si tratta di una modalità di studio attiva e partecipativa che si discosta dal tradizionale metodo passivo, cioè quando lo studente riceve dal docente una serie di nozioni da mandare giù a memoria. Lo studio partecipativo, al contrario, consente di sviluppare un ragionamento critico e di introiettare le informazioni apprese, aumentando al contempo il livello di motivazione e la consapevolezza delle proprie capacità.

Infine, l’utilizzo di ausili informatici e tecnologici può fornire supporto anche agli studenti con disabilità sensoriali: su questo fronte, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare, ma l’avanzare sempre più veloce dello sviluppo tecnologico lascia ben sperare per un futuro più inclusivo.

Roberta Gatto

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