Dalla Toscana l’allarme disabilità e lavoro: «non c’è posto per le categorie protette»

I dati forniti dall’Unione degli Invalidi Civili e dal rapporto sulle disabilità in Toscana sono a dir poco sconfortanti: solo l’8 per cento delle persone con disabilità riesce a trovare lavoro in questa regione. A livello nazionale, la situazione non appare di certo più rosea;  su 100 persone di età compresa tra i 15 e 64 anni abili al lavoro nonostante la presenza di una limitazione motoria, sensoriale o cognitiva, solo il 36 per cento risultano occupate.

Un dato al ribasso, se si pensa come la media dell’Ue è superiore al 50 per cento.

Un milione di disoccupati

Per avere un’idea della dimensione del fenomeno, basti pensare come circa un milione siano le persone con disabilità  che nel nostro Paese non trovano un lavoro: la metà dei disoccupati totali in Italia.

Nello specifico, tra le cause ci sarebbe un sistema di collocamento inefficiente visto come realizza soltanto 20mila inserimenti all’anno. A giocare a sfavore dei disoccupati con disabilità troviamo poi differenze generazionali, di genere e territoriali. L’età media del collocamento è molto alta (60 anni), gli uomini trovano lavoro più facilmente delle donne (60 contro 40 per cento) e c’è uno sbilanciamento tra regioni del nord e del sud, con le prime che impiegano tante persone quanto l’intera area delle isole.

Dati che non tornano

Tuttavia, le cifre non corrispondono a quanto previsto dalla legge sulle categorie protette: secondo la L 68/99 esiste un numero minimo di persone iscritte alle categorie protette che deve necessariamente essere impiegato in aziende pubbliche e private.

Tale numero varia in base a quello degli impiegati dell’azienda, ovvero un’assunzione ogni 15-35 dipendenti, due ogni 36-50 e infine il 7 per cento del numero di occupati se i dipendenti sono più di 50.

Sembra però come nel nostro Paese questa legge passi in sordina, con conseguenze negative sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

Roberta Gatto

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