Alessandro Spano e i numeri del “Rapporto sulla Disabilità in Sardegna”

Alessandro Spano

A presentare il “Rapporto sulla disabilità in Sardegna” a cura di Ierfop Onlus è Alessandro Spano professore ordinario di economia aziendale presso il dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Cagliari.Oltre al professor Spano hanno lavorato al rapporto Benedetta Bellò, Marta Lixi e Serena Racis.

L’idea alla base del rapporto e il suo obiettivo

L’idea alla base del report combacia perfettamente con la mission di Ierfop, riassunta nel motto “uomini fra gli uomini, cittadini fra i cittadini, lavoratori fra i lavoratori”.

Alessandro Spano spiega infatti come «il rapporto nasce da un’idea e ha un obiettivo: l’idea è quella di considerare il disabile una risorsa e non un peso e l’obiettivo è quello che il report aiuti a trasformare i dati in informazioni. I dati raccolti, se utilizzati adeguatamente, aiutano a recepire le informazioni che diventano materie prime di supporto al processo decisionale».

In che modo può avvenire questo? La spiegazione la fornisce lo stesso Spano con un esempio pratico: «nel rapporto emerge come diminuisca l’incidenza di studenti con disabilità tra scuola media e scuola superiore. Perché avviene questo? Il dato richiede un approfondimento e una possibile spiegazione può essere dettata dal fatto che con l’allontanarsi dell’obbligo formativo, i soggetti più deboli lascino prima la scuola. Questo dato diventa ancor più significativo se si considera come la Sardegna è tra le regioni con il tasso più basso di studenti diplomati e laureati sulla popolazione».

I dati e il focus dedicato all’inserimento lavorativo

«Il primo dato che emerge con forza dal rapporto è quello relativo alla percentuale delle persone con limitazioni nelle attività abitualmente svolte. In Sardegna la percentuale si attesta al 7 per cento (contro la media nazionale del 5 per cento) per le limitazioni gravi e al 17.7 per cento (contro la media nazionale del 16.4 per cento) per quelle non gravi».

Per quanto concerne le limitazioni gravi e non gravi la percentuale della Sardegna è superiore alla media nazionale per tutte le fasce d’età, tranne per quella 0-44 anni. Nello specifico, per la fascia d’età 45-64 riguardanti le limitazioni gravi, la nostra regione registra una media del 6.9 per cento (contro la media nazionale del 3.7 per cento) e per quelle non gravi 20.7 per centro (contro la media nazionale 17.8). Sempre per le limitazioni gravi risulta elevato anche il divario nella fascia d’età oltre i 75 anni, la Sardegna infatti registra un 25.9 per cento contro la media nazionale del 20.4 per cento.

Alla parte di analisi dei dati relativa agli aspetti dei diversi domini della vita, segue una parte dedicata alla tematica lavorativa con un focus particolare sulla realtà sarda. Questa, nello specifico, ha coinvolto testimoni qualificati e privilegiati per comprendere e approfondire il processo di inserimento lavorativo dei disabili.

E proprio in questo focus si mette in luce come nell’assunzione delle persone con disabilità prevale un aspetto relativo l’obbligo normativo piuttosto che la volontà di individuare un soggetto che per caratteristiche e competenze sia in grado di apportare contributi positivi all’azienda.

La tipologia di lavoro influisce, inoltre, sulla selezione del soggetto con disabilità. In caso di lavori manuali, ad esempio, si scelgono maggiormente i disabili psichici in quanto hanno meno limitazioni nei movimenti.

Il rapporto evidenzia anche la capacità delle persone con disabilità di creare un clima positivo in azienda. Un intervistato, ad esempio ha osservato che, «se metti insieme un ragazzo che ha commesso qualche reato e una persona con disabilità, entrambi tireranno fuori il meglio dell’altro».

Infine tutti gli intervistati hanno concordato nel definire le persone con disabilità grandi lavoratori, contraddistinti da limiti, ma molto motivati nel portare a termine i compiti assegnati.

La metodologia

Entrando nel dettaglio metodologico, Spano spiega: «in primo luogo si è fatta una ricostruzione dei dati a livello nazionale e delle singole regioni. Successivamente si è confrontata la posizione della Sardegna rispetto alle altre realtà. In futuro potrebbe essere interessante e utile allargare la ricerca in ambito europeo, ad esempio tra le varie nazioni».

Emanuele Boi

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