Donne e lavoro: guadagnano meno degli uomini e lavorano di più

Le donne guadagnano 8mila euro l’anno in meno rispetto ai colleghi maschi. Non solo, le lavoratrici sono anche vittime di diversi “luoghi comuni” che le portano a lavorare di più e a vedersi riconosciuti meno meriti.

Le otto fregature

Secondo Rita Querzè, autrice del saggio «Donne e lavoro, rivoluzione in 6 mosse» (Post editori), le donne sarebbero vittime di otto “fregature” legate ad altrettanti luoghi comuni. Il risultato? Una lista irriverente che mira a sfatare certe narrazioni sul lavoro femminile. Ecco di seguito le voci principali:

Donne multitasking

«Voi donne siete straordinarie, siete capaci di fare due o tre cose in una volta!». Questa affermazione è tanto vera quanto ingannevole. Infatti, le donne non sono semplicemente in grado di fare due o tre cose alla volta, ma spesso ci sono proprio “costrette”, visto come gli uomini non si prendono la briga di farlo. Nelle famiglie e nelle coppie in cui entrambi i partner lavorano, se c’è da accudire i figli, badare alla casa e fare la spesa, nove volte su dieci è la donna a occuparsene. Gli uomini non lo fanno per diversi motivi: culturali (è ancora fortemente radicata l’idea di donna come caregiver per compagno e figli), consapevolezza dei propri limiti (se si fanno più cose alla volta il risultato può essere scadente, con conseguenze sulla qualità del proprio lavoro), pigrizia (fare più cose insieme è stancante sia fisicamente che mentalmente). Insomma, non è che le donne abbiano i superpoteri. È che agli uomini fa comodo così.

Donne e lavoro in team

«Le donne sono inclusive, sanno ascoltare, prendersi cura e lavorare in squadra, e questo è un grande vantaggio sul lavoro».

Purtroppo, queste capacità molto raramente si traducono in un aumento o una promozione. Il più delle volte, le donne fanno il lavoro e i colleghi si prendono il merito.

Donne contro altre donne

«Alla fine il peggior nemico delle donne sono le altre donne».

Dividi et impera. Far credere alle donne che debbano contendersi un aumento o una promozione con le colleghe serve solo a giustificare il fatto che vengono penalizzate sotto questi aspetti. Se la competizione tra le donne è forte, dipende solo dal fatto che hanno meno occasione di fare un avanzamento di carriera rispetto agli uomini. Non ci credete? Eppure, in Italia, l’80 per cento dei posti da dirigente è occupato, indovinate un po’, da uomini.

Le donne possono scegliere

«Le donne sono libere di scegliere se lavorare o meno fuori casa».

Falso. Le donne sono spesso costrette a rinunciare al lavoro per mille motivi che esulano dalla loro volontà. Specialmente le lavoratrici a reddito medio basso (la maggior parte, visti i numeri dell’occupazione femminile) trovano spesso più conveniente non lavorare. Ecco perché in Italia lavora solo una donna su due. Il restante 50 per cento lavora comunque, ma gratis, a casa.

Il divario salariale è basso

«L’Italia è uno dei Paesi in Europa con il più basso divario retributivo tra uomini e donne». È vero che nel nostro Paese la percentuale relativa al divario retributivo medio tra uomini e donne è pari al 5 per cento contro il 12,7 per cento dell’Europa. Ma questo dato fa riferimento solo al settore pubblico, nel quale sono impiegate la maggior parte delle lavoratrici. Nel privato la percentuale sale a quasi 16 per cento, nelle attività finanziarie e nel settore tecnico scientifico sfiora il 24 per cento.

Man mano che si sale di grado, aumenta anche il divario salariale. Nel comparto dirigenziale supera addirittura il 30 per cento.

Altri luoghi comuni

Il saggio di Rita Querzè elenca altre fregature. Nella maggior parte dei casi sembrano essere legate alla concezione della donna come “angelo del focolare” (proprio quello che Virginia Woolf ha tentato di uccidere quasi un secolo fa, il fantasma di cui parla nel saggio postumo “Professioni per le donne”). Nel libro della Querzè, si fa riferimento al lavoro part-time, al fatto che le donne siano più brave degli uomini e che con più donne al vertice le cose migliorerebbero. Insomma, finché persisterà una visione patriarcale della donna non sarà possibile appianare il gap di genere: le strade per cambiare le cose in tempi ragionevoli però esistono e l’autrice ne segnala ben venti.

Roberta Gatto

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