Oltre 3 milioni di italiani non sono in grado di lavarsi, vestirsi o prendere le medicine da soli

Avere accesso alla salute, all’istruzione, al lavoro, ai trasporti, muoversi senza ostacoli, partecipare alla vita sociale, avere una vita il più possibile autonoma e indipendente, come gli altri cittadini. Di cosa si parla? Si tratta dei diritti delle persone con disabilità, ancora troppo spesso disattesi anche nel nostro Paese. E questo, nonostante la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità diventata legge dello Stato nel  2009 legge.  In questa legge, il diritto di ogni personaa (a prescindere dal suo profilo di funzionamento) ha diritto a vivere nei vari contesti, in condizioni di pari opportunità con gli altri con i giusti supporti e sostegni.
Si tratta di temi trattati nella Giornata internazionale delle Persone con Disabilità che ricorreva il 3 dicembre e indetta dall’assemblea dell’Onu nel 1992.

Per l’occasione, il tema scelto quest’anno è «Uniti nell’azione per tutelare e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile per, con e da parte delle persone con disabilità». E con un principio ben chiaro: «non lasciare indietro nessuno».

I numeri

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono circa un miliardo 300mila le persone in condizione di disabilità. Ben il 16 per cento della popolazione globale.
In Italia, in base sempre ai dati dell’Istat, nel 2021 erano oltre 3 milioni le persone con «gravi limitazioni nelle attività abitualmente svolte». Si tratta di persone non in grado di svolgere attività quotidiane quali, per esempio, lavarsi e vestirsi da soli, fare la spesa, preparare i pasti, prendere le medicine. Hanno un’età media di 67,3 anni e in molti casi vivono da sole, senza il supporto di servizi dedicati. Sono le famiglie a dover supplire alle mancanze di istituzioni nazionali e locali.
A questi numeri si aggiungono altri nove milioni e 800 mila connazionali che hanno limitazioni «non gravi» (con un’età media di 61,2 anni).

La famiglia

Le famiglie risultano povere anche a causa della disabilità perché necessitano di più assistenza sociosanitaria.

Secondo uno studio sul legame tra condizione di disabilità e impoverimento economico e culturale condotto da Cbm Italia (un’organizzazione umanitaria impegnata nella cura e prevenzione della cecità nel mondo) con la Fondazione Zancan, se all’interno del nucleo familiare c’è una persona con disabilità, in quasi nove casi su dieci si arriva a fine mese con difficoltà. Quasi una famiglia su tre non ha ricevuto soldi nell’ultimo anno per spese mediche siano esse visite o medicinali. Il 62 per cento degli intervistati non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 500 euro. Una famiglia su cinque ha avuto difficoltà a comprare il cibo necessario al sostentamento della famiglia e più di quattro famiglie su dieci hanno bollette arretrate da pagare.

Le istituzioni
Sempre secondo lo studio Istat, una famiglia su sei non riceva nessun supporto dalle istituzioni. Una famiglia su quattro non può contare su una rete informale fatta di amici, parenti non conviventi o volontari. Ma quali sono gli aiuti richiesti? In nove casi su dieci non sono contributi economici, ma servizi rivolti sia alle persone con disabilità, sia ai familiari così da grado interventi «umanizzati» per una presa in carico globale. In particolare viene chiesta maggiore assistenza sociosanitaria (39 per cento) e sociale (37 per cento).

Le persone con disabilità continuano ad affrontare discriminazioni sistemiche e barriere che limitano la loro inclusione in tutti gli ambiti della società. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, «uno sviluppo veramente sostenibile per le persone con disabilità richiede un’attenzione particolare ai loro bisogni e diritti e significa garantire che le persone con disabilità siano presenti a ogni tavolo decisionale in linea con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità».

Bachisio Zolo

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