Fondi per la disabilità: promessi dal Governo, ma dirottati al Superbonus

Il 3 novembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato due decreti della legge delega sulla disabilità in grado di portare una rivoluzione sull’accertamento dell’invalidità civile. Certo, non subito, ma dal 2025, quando inizierà la fase di sperimentazione su alcune provincie italiane.

E si tratta di una grande novità per oltre tre milioni di persone con disabilità in Italia vista la promessa di snellimento e riordino in grado di archiviare le frammentazioni di prestazioni, servizi e misure, semplificare gli attuali percorsi ed eliminare le ripetute visite di controllo per ottenere certificati e visite mediche in tempi accettabili.

Però, c’è un “però”. Nel frattempo, infatti, il governo di Giorgia Meloni ha deciso di dirottare i 350 milioni del fondo di attuazione della legge delega per coprire gli oneri del Superbonus e degli altri bonus edilizi. Al riguardo, la ministra Alessandra Locatelli ha rivelato come quelle risorse non si sarebbero potute utilizzare quest’anno perché destinate al finanziamento della riforma della disabilità, di cui si stanno ancora scrivendo i decreti attuativi. In sostanza, non soldi destinati alle famiglie ma da ripartire secondo le indicazioni della burocrazia. E finché la riforma non si traduce in concreto c’è poco da finanziare.

Tutto deriverebbe dal contenuto della legge delega dove si vuole costruire un sistema riguardante scuola, lavoro e inclusione. I 350 milioni, si dice, ci saranno nel 2024, nel 2025 e dal 2026 ce ne saranno anche 80 in più. Intanto, a oggi, risultano persi. E non ci sarebbe neanche da meravigliarsi tanto se si pensa che il ministero della Disabilità è senza portafoglio: l’ultima parola resta comunque del Mef, il ministero dell’Economia e delle Finanze.

Oggi, un intero cartello di associazioni che operano nel settore della disabilità si chiede perché, comunque quei fondi non siano stati impiegati.

Se lo chiedono il Comitato 16 Novembre, Confad, CoorDown, Federazione italiana associazioni volontari in oncologia, Forum italiano diritti autismo, Fight the stroke e Federazione italiana malattie rare. Proprio queste sigle si definiscono «preoccupati e contrariati per le scelte del Governo in materia di servizi e sostegni alle persone con disabilità e alle loro famiglie». Il motivo? «Mentre il governo congela i 350 milioni, nella legge di Bilancio si prevede un Fondo unico da 232 milioni di euro per l’inclusione delle persone con disabilità».

E se si guarda bene l’accorpamento, questo si traduce in un taglio. Osservando infatti la capienza dei quattro fondi precedenti confluiti nell’attuale, il primo riguarda il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità istituito nel 2021 e destinato a vari interventi di inclusione lavorativa, ludica, sportiva e di riqualificazione di strutture semiresidenziali a supporto di persone con autismo. Nel 2023 valeva 100 milioni di euro. Per il 2024 non sono ancora previsti finanziamenti. Il secondo è il Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità. Nel 2023 ammonta a 200 milioni di euro. E così pure nel 2024. Il terzo è il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver, previsto nel 2017 e “rivisitato” nel 2021. Nel 2023 ammonta a 30 milioni. Nel 2024 non è ancora previsto alcuno stanziamento. L’ultimo è il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia istituito nel 2018 e destinato alla promozione della conoscenza e delle competenze nell’uso della Lingua dei segni italiana (Lis) e della Lingua dei segni italiana tattile (List), alla diffusione di servizi di interpretariato per l’accesso ai servizi pubblici e all’uso di ogni tecnologia finalizzata al superamento di barriere “invisibili” alla comunicazione. Nel 2023 sono previsti 6 milioni di euro. Così pure nel 2024. Il totale? 336 milioni su quattro fondi. Ma, nel fondo unico per il 2024 diventano 232. Dunque, vengono persi altri 104 milioni di euro.

Bachisio Zolo

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