Volontariato prevalentemente al femminile, ma al comando ci sono gli uomini

Più donne che uomini nel mondo del volontariato, ma al comando sono in prevalenza gli uomini. Il “pianeta” del volontariato viene “fotografato” dall’indagine «Noi+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato» promossa da Forum del Terzo settore e Caritas Italiana in collaborazione con l’Università di Roma Tre. E allora, sono proprio i dati a dire come su poco meno di 10mila tra volontarie e volontari intervistati in tutta Italia, il pianeta del volontariato è fatto in prevalenza di cinquantenni. In proporzione pochi i giovanissimi, ma comunque con un bell’impegno anche da parte di under 40 e pensionati. Le competenze? Riguardano soprattutto la sfera sociale, ma sanno estendersi a tutti i settori. C’è però il problema di vederle «riconosciute», quelle competenze. Nonostante il 2023 sia stato proclamato «Anno Europeo delle Competenze». In Italia, su questo punto si è parecchio più indietro di (molti) altri Paesi dell’Unione europea.

Il questionario

Diventa importante la valorizzazione concreta di quel che si sa fare o si impara a fare attraverso le esperienze di volontariato.

Il questionario è stato compilato da 8.929 persone che hanno fatto esperienza di volontariato «almeno una volta nella vita».Undici le «aree di competenza» in cui era possibile riconoscersi. E al primo posto delle competenze messe in campo vengono quelle sociali con il 92,5 delle risposte, seguite dalla competenza di «apprendere ad apprendere» (86,9 per cento) e dalle «competenze personali» (85 per cento), dove il termine sta per «capacità di gestire le proprie emozioni, il comportamento, e adattarsi alle situazioni della vita».

Le competenze meno presenti invece sono quelle manageriali (usate mai o qualche volta da circa il 40 per cento del campione) così come quelle (più o meno stessa percentuale) legate alla «gestione del cambiamento». Significa quindi che l’attitudine c’è, ma spesso manca la formazione.

Altre considerazioni

La maggior parte delle persone impegnate nel volontariato ha un titolo di studio alto, diploma o laurea e un lavoro a tempo pieno o part time (42,9 per cento). Seguono i pensionati (26,4) mentre gli studenti sono soltanto l’8,7 per cento. Sul fronte uomini/donne la percentuale di queste ultime che hanno risposto «molte volte» supera di dieci punti quella degli uomini in nove sfere su undici. Il punto è che non esiste un sistema che tali competenze le riconosca. E questo, nonostante questo fosse uno degli obiettivi del Codice del Terzo settore.

Tra le cause del problema? Forse la spinta compiuta negli ultimi anni, all’acquisizione di competenze finalizzata solo a entrare nel mercato del lavoro. Come se non ci fosse bisogno di migliorarsi a prescindere.

Se in Italia, un decreto del 2013 era andato nella giusta direzione con la definizione di «regole generali» per il riconoscimento delle competenze, nel 2023 siano ancora all’anno zero: con in più il paradosso per cui oggi, anche se in una Regione è possibile ottenere una certificazione di qualche tipo, non viene riconosciuta dalle altre.

Bachisio Zolo

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