I diritti delle persone disabili stabilite con sentenza

Nei primi sei mesi del 2023 sono state oltre 300 le pronunce giudiziarie, in campo civile, penale e amministrativo dove al centro vi era il tema della disabilità. È quanto emerge dal primo report del progetto “Empowerment of persons with disabilities: innovative tools for the inclusion of people with disabilities”. Si tratta di un’iniziativa di ricerca per aggirare l’assenza di indicatori sull’attuazione della normativa antidiscriminatoria in sede giudiziaria. In questo modo ci si è posti l’obiettivo di costituire un Osservatorio giuridico permanente così da effettuare un monitoraggio costante sulla giurisprudenza riguardante la condizione giuridica delle persone con disabilità.

Il gruppo di ricerca ha così esaminato le decisioni dei giudici italiani (civili, penali e amministrative) tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2023. Il risultato è stato molto interessante perché mette in luce le tendenze giurisprudenziali fino a oggi registrate dalla dottrina e dagli operatori del settore.

Cosa emerge

Il tema della disabilità è stato preso in considerazione da oltre 300 giudizi. In pratica, ogni giorno lavorativo del primo semestre del 2023, almeno due persone con disabilità hanno visto un loro diritto deciso da una pronuncia giudiziaria. Non proprio il massimo e, forse, l’indicazione di come le leggi e i regolamenti non siano chiari.

Certo, i diritti delle persone con disabilità non sono ignorati nell’attività dei giudici italiani, i quali vengono frequentemente chiamati a garantirne effettività nei casi concreti. Ma è proprio il numero delle pronunce intervenute in pochi mesi a rafforzare la convinzione di come la normativa che riguarda le persone con disabilità incontra ancora oggi criticità e difficoltà sul piano applicativo.

Le sentenze giudiziarie

Per individuare le sentenze sono stati interrogati i portali istituzionali delle autorità giudiziarie e delle banche giuridiche, incrociando tecniche di ricerca e parole chiave differenti. Così, solo la giurisprudenza della Corte costituzionale, della giustizia amministrativa e della Corte di cassazione è presente in modo completo in queste banche dati. Tutta la giurisprudenza dei giudici di primo grado e di appello è invece oggetto di una previa selezione da parte di chi si occupa di aggiornare le banche dati stesse.

Aree tematiche

Tutte le sentenze esaminate e commentate nel report sono raggruppate per aree tematiche così da agevolare l’individuazione dei profili di maggior interesse di ciascun intervento giudiziale. Tra questi vi sono l’accessibilità, la mobilità e trasporti, l’accesso alle prestazioni, i caregiver, la compartecipazione alle spese. E poi, ancora, il lavoro, il progetto di vita individuale, la scuola oppure altre decisioni rilevanti riguardanti temi come l’amministrazione di sostegno e la violenza nei confronti delle persone con disabilità.

La maggior parte dei pronunciamenti (circa 200) sono stati emessi dai giudici amministrativi e riguardano l’applicazione della legge 67 del 2006 tesa ad assicurare la tutela giudiziaria alle persone con disabilità vittime di discriminazione.

I diritti maggiormente lesi

La scuola, l’accesso alle prestazioni sociosanitarie e la posizione dei caregiver sono i tre ambiti con maggiori riscontri in termini quantitativi. Su 304 sentenze prese in esame, il numero più consistente interessa ancora oggi il diritto allo studio. Guardando infatti le sentenze emesse dai vari Tar, emerge come i ricorsi vengono promossi nella quasi totalità dai casi con riferimento alla figura dell’insegnante di sostegno di cui si richiede l’assegnazione per il numero di ore previste all’interno dei Pei o, talvolta, anche a copertura dell’intero orario scolastico per l’anno in corso e sino alla conclusione del ciclo di studi. Si tratta di una giurisprudenza consolidata e non si capisce come le istituzioni scolastiche e gli enti locali ancora non osservino principi giuridici chiari.

Nel report figurano anche 49 pronunciamenti che hanno per oggetto l’accesso a prestazioni sanitarie assistenziali. Le decisioni più interessanti in questo ambito si possono suddividere in due filoni: una serie di ricorsi presentati per il mancato accesso o il mancato finanziamento al cosiddetto “assegno di cura” (misura prevista nelle regioni Campania, Puglia e Sicilia) e i ricorsi presentati per ottenere l’accesso, la prosecuzione e l’ampliamento del trattamento Aba (Appiled behaviour analysis).

Per quanto riguarda i caregiver, invece, i 39 pronunciamenti hanno riguardato prevalentemente l’applicazione dei permessi sanciti dalla legge 104/92.

Infine, il rapporto evidenzia la scarsa incidenza della tutela antidiscriminatoria (legge 67/2006): solo 18 casi sui 304 individuati (prevalentemente legati ai temi dell’accessibilità e della scuola) sono stati incardinati con le forme peculiari previste dalla legge 67, con un’incidenza che si attesta attorno al 6 per cento.

Perché fare ricorso al giudice

Il ricorso al giudice diventa così uno strumento indispensabile per poter garantire i diritti delle persone con disabilità. Se si tiene in considerazione, infine, il fatto che il ricorso al giudice non è ovviamente lo strumento cui tutte le persone con disabilità ricorrono o possono ricorrere, è fin troppo facile osservare come i diritti delle persone con disabilità, nonostante il riconoscimento legislativo, rimangono frequentemente affermati solo sulla carta”.

Bachisio Zolo

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