In Sardegna è boom dell’agroalimentare

Crescono in Sardegna le imprese produttrici di prodotti alimentari sardi di qualità e la vendita dei prodotti all’estero. È quanto emerge dall’analisi dei dati Istat 2023 svolta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna.

Sono 2942 infatti le imprese artigiane attive impegnate nei settori dell’alimentare, delle bevande e della ristorazione nell’Isola per un totale di 10.183 addetti. Dato che vale il primato nazionale (3.3 per cento in Sardegna contro l’1.5 per cento nazionale).

I dati a livello territoriale

La maggiore incidenza degli addetti nei settori in esame si registra a Nuoro (5.8 per cento) e Sud Sardegna (4.4 per cento).

Sono 888 le imprese alimentari artigiane che lavorano nell’area Sassari-Gallura (3144 addetti), seguono Sud Sardegna (635 imprese per 2129 lavoratori), l’area di Cagliari (606 imprese per 2238 addetti), Nuoro e Ogliastra (530 imprese per 1856 addetti) e Oristano (283 imprese con 817 collaboratori).

Positivo il bilancio dell’export

Bilancio positivo anche per l’export. Nell’ultimo anno, l’export sardo di alimentari e bevande ha raggiunto il 3.3 per cento dell’export manifatturiero, per un totale di 252 milioni di euro.

Le esportazioni, nel primo semestre del 2023, hanno registrato un +14.7 per cento (terza miglior performance a livello nazionale).

Nello specifico, da Sassari-Gallura sono stati venduti 120 milioni di euro di prodotti alimentari; seguono Oristano con 46 milioni, Nuoro Ogliastra con 43 milioni, il Sud Sardegna con 22 milioni e chiude Cagliari con 20 milioni.

In Sardegna il più alto numero a livello nazionale di operatori alimentari certificati

Sempre secondo i dati Istat, l’Isola conta il numero nazionale più alto di operatori agroalimentari certificati Dop, Igp e Stg (il 19 per cento del totale nazionale).

Si parla soprattutto di operatori primari, dai vivai alle aziende agricole che riforniscono soprattutto le piccole imprese artigiane (pastifici, risifici, oleifici, senza dimenticare salumifici, cantine e birrifici).

L’Unione europea riconosce, mediante i marchi Dop (Denominazione di Origine Protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg, otto prodotti provenienti dall’Isola: agnello di Sardegna, Carciofo spinoso di Sardegna, Culurgionis d’Ogliastra, Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Olio di Sardegna e Zafferano di Sardegna.

La produzione sarda e la ricchezza del suo territorio si declina in 243 prodotti agroalimentari tradizionali contraddistinti da metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura che si sono consolidate nel tempo. Di queste, 85 riguardano le paste fresche e panetteria, 63 prodotti vegetali, 21 formaggi, 20 prodotti di origine animale, 18 carni, 15 pesci e molluschi, 12 prodotti della gastronomia, 7 bevande e distillati, 1 grassi e 1 condimenti.

La spesa delle famiglie

I dati positivi però, non nascondono le conseguenze dell’inflazione che ha penalizzato i consumi delle famiglie sarde. Nel secondo trimestre del 2023, la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2.3 per cento della spesa per i beni non durevoli, tra cui gli alimentari.

Le vendite al dettaglio, nei primi nove mesi del 2023, hanno segnato un calo del 4.4 per cento rispetto al -3.5 per cento dei beni non alimentari.

A novembre, tuttavia, si registra un calo dell’inflazione. Questo, con la decelerazione del ritmo di crescita dei prodotti (+6.1 rispetto al +6.3 di ottobre), ha rappresentato un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5.8 per cento, rispetto al +6.1 per cento di ottobre).

Emanuele Boi

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