Gli insegnanti di sostegno? Uno su tre non è specializzato

Gli alunni con disabilità che frequentano le scuole sono in aumento così come anche l’offerta di insegnanti per il sostegno, ma sei scuole su dieci ancora non sono accessibili per chi ha difficoltà motorie. E così, il 62 per cento degli iscritti con disabilità non riesce a partecipare alle gite con pernottamento nonostante il rapporto matematico alunno-insegnante sia migliore di quello previsto dalla legge. Qual è allora il problema? Tra gli insegnanti di sostegno, uno su tre non ha una formazione specifica e il 12 per cento viene assegnato in ritardo. È questo il quadro emerso dal rapporto Istat sull’Inclusione scolastica degli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2022-2023. La pubblicazione è del il 2 febbraio 2024.

I dati

Nell’anno scolastico 2022/2023 sono quasi 338mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (pari al 4,1 per cento degli iscritti, fonte Miur): quasi 21mila in più rispetto all’anno precedente (+7 per cento).

In termini di genere, si registrano notevoli differenze, coerenti con le statistiche epidemiologiche: gli alunni con disabilità sono prevalentemente maschi, 229 ogni 100 femmine. E questo evidenzia una maggiore incidenza tra i bambini di sesso maschile. La disabilità intellettiva riguarda il 37 per cento degli studenti con disabilità e questa quota cresce nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attestandosi rispettivamente al 42 e al 48 per cento. A seguire i disturbi dello sviluppo psicologico (32 per cento degli studenti). Essi aumentano nelle scuole del primo ciclo, in particolare nella scuola dell’infanzia (57 per cento).

Frequenti anche i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, ciascuno dei quali riguarda quasi un quinto degli alunni con disabilità, entrambi sono più diffusi tra gli alunni delle scuole secondarie di primo grado (rispettivamente il 26 e il 21 per cento degli alunni).

Le disabilità

Meno frequenti le problematiche relative alla disabilità motoria (10,5 per cento) e alla disabilità visiva o uditiva (circa 8 per cento) con differenze poco rilevanti tra gli ordini scolastici.

Il 39 per cento degli alunni con disabilità presenta più di una tipologia di disabilità e questa condizione è più frequente tra gli alunni con disabilità intellettiva che, nel 54 per cento dei casi, vive una condizione di pluridisabilità. Quasi un terzo degli studenti (28 per cento) ha un problema di autonomia con difficoltà nello spostarsi all’interno dell’edificio, nel mangiare, nell’andare in bagno o nel comunicare. Tra questi, oltre un quinto, ha problemi più gravi, in quanto non è in grado di svolgere autonomamente nessuna delle quattro attività.

La maggiore difficoltà per questi studenti si riscontra nella comunicazione (21 per cento) e nell’andare in bagno (19 per cento). Meno frequenti le difficoltà nello spostarsi o nel mangiare (rispettivamente il 13 e il 9 per cento).

Quasi tutti gli alunni presentano una certificazione di disabilità o di invalidità (97 per cento) che permette l’attivazione del sostegno scolastico. Tuttavia, una quota marginale di alunni (1,3 per cento) pur non disponendo di una certificazione, usufruisce del sostegno didattico. Si tratta spesso di alunni in attesa di certificazione o con problematiche borderline a cui la scuola decide di dedicare una parte delle risorse disponibili. Questa quota è minima nelle regioni del Nord (0,9 per cento) e aumenta nel Centro (2,3 per cento di alunni senza certificazione) mentre nel Mezzogiorno è in linea con il valore nazionale (1,3 per cento).

Gli insegnanti

Precarietà, mancata formazione specifica, discontinuità didattica. Sono questi i principali problemi che si registrano nella scuola italiana alla voce insegnanti di sostegno. Quelli impiegati nelle scuole italiane sono circa 228mila di cui quasi 218mila nella scuola statale (fonte Miur). Circa 10mila operano nella scuola non statale (fonte Istat) registrando così un incremento complessivo rispetto all’anno precedente del 10 per cento.

A livello nazionale, il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,6 alunni per ogni insegnante per il sostegno (fonte Miur) è migliore di quello previsto dalla Legge 244/2007 dove si raccomanda un rapporto pari a 2. Più di 67mila insegnanti per il sostegno (il 30 per cento) sono stati però selezionati dalle liste curricolari o tramite Mad (messa a disposizione). Questi ultimi sono di docenti non specializzati e che non hanno una formazione specifica per il sostegno e vengono indirizzati al ruolo per far fronte alla carenza di figure abilitate. Si tratta di un fenomeno più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 42 per cento. Si riduce invece al 15 per cento nel Mezzogiorno. A questa carenza si aggiunge spesso un ritardo nell’assegnazione: a un mese dall’inizio della scuola, infatti, circa il 12 per cento degli insegnanti per il sostegno non risulta ancora assegnato.

Nelle regioni del Nord questa quota sale al 14 per cento mentre scende al di sotto del valore nazionale nelle scuole del Mezzogiorno attestandosi all’11 per cento.

La discontinuità

Negli ultimi quattro anni, la quota di insegnanti selezionati dalle liste curricolari è diminuita, passando dal 37 per cento dell’anno scolastico 2019-2020 al 30 per cento dell’anno scolastico 2022-2023. Per l’anno scolastico 2022/2023 la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è pari al 59,6 per cento. Sale al 62,1 per cento nelle secondarie di primo grado e raggiunge il 75 per cento nelle scuole dell’infanzia.

A tutto questo si aggiunge come una quota non trascurabile di alunni (9 per cento) ha cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico. E non si riscontrano differenze significative sul territorio e tra gli ordini scolastici.

Bachisio Zolo

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