I casi di malattie infiammatorie croniche

Sono quasi 7 milioni nel mondo, e circa 250 mila in Italia, i casi di malattie infiammatorie croniche intestinali. Nel nostro Paese, l’incidenza stimata è tra i 10 e 15 nuovi casi ogni 100mila abitanti all’anno e una prevalenza calcolata di circa lo 0.2 – 0.4 per cento. Le stime per i prossimi 10 anni parlano di una crescita della prevalenza di oltre il 30 – 40 per cento.

Tra principali le malattie infiammatorie croniche dell’intestino ci sono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa (o retto colite ulcerosa).

L’importanza della diagnosi precoce

Massimo Fantini, direttore della struttura complessa di gastroenterologia dell’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari indica come «[…] molte diagnosi avvengono dopo che il paziente si è recato in pronto soccorso a seguito di sintomi acuti. La diagnosi precoce è di fondamentale importanza perché può limitare l’impatto della malattia sulla vita delle persone».

Dall’insorgenza dei primi sintomi alla diagnosi possono passare anche cinque anni, ma oggi il ritardo diagnostico è inferiore ai 6 mesi.

Patologie che causano disabilità invisibili

Nel nostro Paese si registrano 150mila casi di individui con la malattia di Crohn e 100mila casi di colite ulcerosa. In particolare, la malattia di Crohn viene frequentemente diagnosticata tra i 20 e i 30 anni con sintomi quali dolore addominale, dissenteria persistente e perdita di appetito e di peso.

Spiegano gli esperti: «Le malattie infiammatorie croniche intestinali, spesso causano disabilità invisibili e incidono pesantemente sulla qualità della vita quotidiana dei pazienti, compromettendone seriamente la qualità di vita».

Si tratta di patologie che interessano l’apparato gastrointestinale e si manifestano in modo cronico-recidivante con un’alternanza di periodi di remissione e riacutizzazione.

L’impatto sul benessere

Ma in che modo le malattie infiammatorie croniche intestinali influiscono sul benessere dei pazienti? Il 40 per cento di intervistati con la malattia di Crohn sostiene di aver modificato la propria vita lavorativa, chiedendo part time o smartworking; l’11.3 per cento dei pazienti con malattia di Crohn non ha un controllo ottimale della patologia e riferisce di dover utilizzare giorni di malattia, rispetto all’1.9 per cento di pazienti con controllo ottimale. Inoltre, il 23 per cento di pazienti con malattia di Crohn riferisce una perdita di produttività lavorativa.

La malattia di Crohn, cosa è

La malattia di Crohn, o “morbo di Crohn”, è una malattia infiammatoria dell’intestino caratterizzata dall’attivazione immunitaria cronica o recidivante nel tratto gastrointestinale. Nella maggior parte dei casi interessa l’ultima parte dell’intestino tenue e il colon e principalmente è caratterizzato da ulcere.

Non sono ancora note le cause della malattia, ma una diagnosi corretta e il monitoraggio possono aiutare a prevenire eventuali complicanze. Nello specifico, la diagnosi precoce e la prevenzione di complicanze avvengono tramite analisi del sangue, delle feci ed esami non invasivi dell’addome (ad esempio risonanza magnetica o l’ecografia anse intestinali). Si aggiungono, inoltre, esami invasivi quali gastroscopia o colonscopia.

La colite ulcerosa

La colite ulcerosa, invece, è una malattia caratterizzata dall’infiammazione cronica dell’intestino crasso, che colpisce sempre il retto e può estendersi senza soluzione di continuità al colon (tutto o parte).

Emanuele Boi

Lascia un commento