Le ragazze stanno bene? La ricerca di Save The Children

Pubblicato il rapporto “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”. Realizzato da Save The Children, in collaborazione con Ipsos, si indaga così sulle relazioni sentimentali nell’adolescenza, l’accettazione e la normalizzazione di comportamenti violenti e di controllo e gli stereotipi di genere.

Prima di passare all’illustrazione dei dati è bene precisare il significato del termine onlife. Coniato dal filosofo Luciano Floridi, viene utilizzato per descrivere la dimensione relazionale, sociale e comunicativa, vista come frutto di una continua interazione tra realtà materiale e analogica e la realtà virtuale e interattiva. Non una sintesi di un mondo online e uno offline, ma l’intreccio indissolubile tra i due.

L’indagine

Condotta su un campione rappresentativo di 800 ragazze e ragazzi italiani, tra i 14 e i 18 anni, la rilevazione ha indagato gli stereotipi di genere rispetto a capacità, comportamenti ed espressione emotiva di ragazze e ragazzi; le opinioni rispetto ai ruoli nelle relazioni intime e sessuali con un focus specifico sulle forme di violenza onlife (approfondendo dinamiche di controllo e possesso nelle relazioni) e, infine, ha analizzato le potenziali reazioni a tali forme di violenza e gli strumenti e contesti di aiuto.

Di seguito alcuni dati che impongono una riflessione. La gelosia, per il 30 per cento degli adolescenti, è un segno d’amore, così come il 21 per cento ritiene che la condivisione delle password di social e smartphone con il partner sia una prova d’amore.

Il 17 per cento pensa inoltre, come possa capitare che in una relazione ci siano schiaffi. Dato confermato quando, indagando sulle esperienze, il 19 per cento sostiene di essere stato spaventato dai partner con atteggiamenti violenti.

Il 26 per cento sostiene che il partner (o la partner) creasse un profilo falso sui social network per controllarlo e l’11 per cento che ha subito la condivisione di foto intime senza il consenso.

Il controllo e il consenso nelle relazioni

Il report di Save The Children approfondisce la percezione dei comportamenti e atteggiamenti nelle relazioni intime e sentimentali. In particolare si è indagato su controllo, possesso e consenso.

Il 30 per cento degli intervistati ritiene come la gelosia sia un segno d’amore. Questo pensiero è radicato in maniera particolare tra i ragazzi (38 per cento). Con una differenza di genere meno marcata anche la convinzione che in una relazione possa capitare di rinunciare ad amicizie o contesti che possono infastidire il partner (26 per cento degli intervistati).

Risultano normalizzati, inoltre, la richiesta di geolocalizzazione degli spostamenti (20 per cento) o il fatto che ogni tanto possano scappare degli schiaffi (17 per cento).

Marcata, dal punto di vista teorico, la percezione del consenso. Il 90 per cento degli intervistati ritiene sia importante chiedere, anche in una relazione stabile, il consenso prima di un rapporto sessuale. Tuttavia il 48 per cento sostiene che è difficile dire di no a un rapporto chiesto dal partner. Il 36 per cento, invece, ritiene che i partner siano sempre d’accordo nell’avere rapporti sessuali.

Le nuove relazioni intime

I social influenzano le relazioni, anche quelle intime. Il 73 per cento degli intervistati dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute e il 64 per cento dichiara di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace.

Il 28 per cento dichiara di aver scambiato foto e video intime all’interno di una relazione o con persone verso cui c’è un interesse. Il 33 per cento ha ricevuto foto o video a sfondo sessuale da conoscenti o amici e l’11 per cento ha subito la condivisione di proprie foto intime senza consenso.

Violenza e controllo

Agli intervistati è stato chiesto di raccontare forme di violenza subite o messe in atto all’interno di una relazione intima, analizzandole nella dimensione onlife. Il 41 per cento degli adolescenti ha subito un comportamento violento (percentuale che sale al 52 tra chi ha avuto o ha una relazione) e il 30 per cento lo ha attivato (47 per cento tra chi ha avuto o ha una relazione).

Gli atteggiamenti messi in atto in maniera ricorrente sono: telefonare insistentemente il partner per sapere dove è (29 per cento); utilizzo di un linguaggio violento con il partner, ad esempio insulti o grida (27 per cento) e fare leva sulle emozioni per far qualcosa che non vuole (24 per cento).

Tra le violenze subite l’essere chiamati con insistenza per sapere dove si fosse (34 per cento); subire un linguaggio violento (29 per cento) o che il partner facesse leva sulle emozioni per far agire in un determinato modo (29 per cento). A queste si aggiungono la richiesta insistente di video o foto intimi (20 per cento) e la condivisione di foto o video intime senza il consenso esplicito (15 per cento).

Emanuele Boi

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