Sempre più basso in Italia il potere d’acquisto per donne, famiglie e anziani

Un dato su tutti: si contano sei carrelli di spesa in meno all’anno. Tutta colpa della perdita del potere d’acquisto generalizzata a cui si accompagna l’impennata dei mutui variabili. A stare peggio è il ceto medio. Sono i dati che emergono dalla terza indagine realizzata dall’Osservatorio nazionale delle famiglie delle Acli in collaborazione con il Caf Acli e l’Iref. E a fornire il quadro sono le 600mila dichiarazioni dei redditi presentate agli sportelli del Caf e analizzate negli ultimi quattro anni. Si tratta quindi di dati realistici perché non è un semplice campione statistico a cui è stata sottoposta un’intervista o un piccolo questionario, ma le dichiarazioni dei redditi di ben 602.566 famiglie.

I dati

Il 79 per cento del totale del panel (cioè 474.592 famiglie) ha perso potere di acquisto rispetto a prima del Covid. E questo a causa dell’inflazione a doppia cifra.

Sono le donne a trovarsi nelle condizioni di maggiore disagio poiché risultano soggette a una doppia sottrazione: da un lato presentano già in partenza redditi più bassi, dall’altro sono coloro che hanno perso di più nell’ultimo periodo.

In circa un terzo dei casi, le donne hanno anche almeno un figlio a carico. Sono però penalizzate dalle difficoltà di reddito lungo tutto l’arco della vita e questo non favorisce né la loro autonomia economica né le loro scelte procreative. Si tratta di un divario che cresce con l’aumento dell’età e l’avvicinamento alla pensione.

Tra le famiglie unipersonali formate da over 70, sono in prevalenza le donne a trovarsi in povertà relativa essendo il rapporto con gli uomini di uno a sei. Quindi, per ogni uomo over 70 in povertà relativa, ci sono sei donne nelle medesime condizioni.

Bachisio Zolo

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