Lesioni al midollo spinale: elettrodi permettono di riprendere a camminare

Nella foto, Michel Roccati

Riprendere a camminare grazie a un impianto di elettrodi  inseriti nel midollo spinale. È quanto è successo a Michel Roccati, rimasto paralizzato alcuni anni fa a causa di un incidente in motocicletta. Tutto questo attraverso un intervento operatorio effettuato nel midollo spinale con un vero e proprio ponte di comunicazione che gli consente ora di riprendere a camminare.

L’intervento

Un dispositivo wireless di elettrocorticografia raccoglie e decodifica gli input in arrivo dalla corteccia motoria primaria, trasmette la stimolazione al midollo spinale attraverso due vettori epidurali e così riattiva i muscoli paralizzati.

Questa parziale ripresa di mobilità da parte di Michel è stata resa possibile grazie ai risultati ottenuti da un ambizioso progetto che coinvolge il Piemonte e la Svizzera. Proprio in questi giorni, all’ospedale di Verduno (Cuneo) è stata presentata la seconda fase di ricerca. Si tratta di Brain Spine Interface, studio realizzato dall’Università di Losanna e dal Centre Hospitalier Universitaire sostenuto dalla Fondazione Crt (con 750 mila euro) in collaborazione con la Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus.

Le due fasi del progetto

La prima fase del progetto ha puntato alla riabilitazione del movimento degli arti inferiori e si tratta del caso di Michel. La seconda fase del progetto, al momento in via sperimentale su un solo paziente, punta invece a restituire il controllo di mani e braccia ai pazienti con lesione al midollo spinale. Questo grazie alla creazione di un ponte digitale tra cervello e midollo spinale cervicale. In pratica, gli elettrodi permetteranno al paziente paralizzato di tornare ad avere il controllo volontario degli arti superiori poiché l’attività corticale sarà regolata da stimolazione elettrica del midollo spinale cervicale. Si tratta di una nuova connessione tra pensiero e attivazione muscolare e in sostanza potrebbe portare, sia a un miglioramento immediato dei movimenti di braccia e mano, sia a un recupero neurologico duraturo della mobilità grazie a un percorso di riabilitazione disegnato ad hoc.
La fase due della ricerca potrebbe aprire la strada anche al trattamento della paralisi degli arti superiori dopo l’ictus. Essa si innesta sul successo ottenuto da due neuroscienziati dell’Università di Losanna: Jocelyne Bloch e Grégoire Courtine. La Fondazione Crt (credendo fin dall’inizio nei loro progetti di ricerca) li ha presentati alla comunità scientifica italiana e li ha messi in connessione con il mondo accademico, istituzionale e produttivo del Politecnico di Torino.

La tecnica

La tecnica sviluppata ha dimostrato come la stimolazione elettrica applicata sulla regione lombosacrale del midollo spinale (associata a programmi di riabilitazione) può essere efficace anche anni dopo dall’infortunio.

Secondo i dati Inail, ogni anno sono circa 2mila le persone che diventano paraplegiche o tetraplegiche a seguito di lesioni al midollo spinale. E finora, le terapie di riabilitazione classiche non permettono di recuperare le piene capacità motorie più semplici come nutrirsi o prendersi cura dei propri bisogni personali.

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