Sardegna, mancano soprattutto le professioni

In Sardegna le medie e piccole imprese a vocazione artigiana hanno difficoltà a reperire 73 professioni. È quanto emerge dai dati resi noti dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su base UnionCamere-Anpal-Excelsior 2023.

Le figure professionali difficili da reperire

Ma quali sono nello specifico le figure professionali di difficile reperimento? È difficile trovare più di due lavoratori su tre per quanto riguarda analisti e progettisti di software (77.6 per cento); idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (75.8 per cento); attrezzisti di macchine utensili e a norme Asme, cioè lo standard di riferimento per i fabbricanti di apparecchiature a pressione (73.4 per cento). Seguono meccanici artigianali e riparatori di automobili (73 per cento); operai di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (71.8 per cento); tecnici esperti in applicazioni (70.3 per cento) e tecnici della gestione di cantieri edili (69.7 per cento); tecnici programmatori (69.4 per cento); elettricisti nelle costruzioni civili (68.7 per cento), assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche (68.7 per cento) e montatori di carpenteria metallica (66.9 per cento). Chiudono gli operai addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria (66.7 per cento) e gli ingegneri civili (66.6 per cento).

Difficile trovare anche falegnami, carpentieri e pasticceri

I dati evidenziano, inoltre, la difficoltà di reperire più di un lavoratore su due negli ambiti di installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici (65.1 per cento); falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno (64.7 per cento); carpentieri e falegnami nell’edilizia con (64.7 per cento); conduttori di macchinari per il movimento terra (63.5 per cento) e pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali (62.8 per cento).

Seguono disegnatori industriali (62.3 per cento); meccanici e montatori di macchinari industriali (62.1 per cento); autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli (60.3 per cento); operai addetti macchinari confezioni abbigliamento in stoffa (58.3 per cento); conduttori di mezzi pesanti e camion (57.6 per cento). Chiudono estetisti e truccatori (56.8 per cento); acconciatori (55.7 per cento); assemblatori in serie di parti di macchine (54 per cento); muratori in pietra, mattoni, refrattari con (53.8 per cento); ingegneri industriali e gestionali (53.2 per cento) e tecnici della vendita e della distribuzione (51.9 per cento).

Gli interventi per attrarre o trattenere il personale qualificato

Non di rado il 66 per cento delle piccole imprese (2 su 3) adottano interventi per attrarre o trattenere il personale qualificato. Tra le iniziative più diffuse rientrano gli aumenti salariali (32.6 per cento) e la flessibilità negli orari di lavoro (28.5 per cento dei casi).

Meno diffusi strumenti quali concessione di maggiore autonomia sul lavoro (19.4 per cento), coinvolgimento in decisioni aziendali (13.4 per cento) e l’accesso a benefit aziendali quali auto, agevolazione nella fruizione di servizi o assicurazioni personali (12.9 per cento). Chiudono la casistica gli incentivi per l’auto-formazione e la crescita professionale (11.4 per cento).

La collaborazione con le scuole

Per trovare personale qualificato, il 24.9 per cento delle imprese ha avviato o rafforzato la collaborazione con le scuole, specie quelle a indirizzo tecnico professionale. Il 42 per cento delle imprese richiede un titolo secondario tecnico o con qualifica di diploma professionale, mentre il 26.1 per cento richiede un titolo secondario tecnico.

Aggiungendo gli Its e le lauree in materie scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche (Stem), emerge come sia necessario per il 72.2 per cento delle assunzioni delle Mpi si richiede un’istruzione in ambito tecnico.

Emanuele Boi

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