Back to Back Theatre, ovvero il teatro fatto da persone con disabilità intellettiva che sfida i tabù

Premiata con il Leone d’oro alla carriera della Biennale Teatro 2024 (15-30 giugno), la compagnia di Geelong sfata gli stereotipi legati alla disabilità intellettiva. E lo fa senza tabù, trasformando la realtà in rappresentazione artistica.

Cos’è Back to Back Theatre-

La compagnia australiana, fondata nel 1987 è formata da un gruppo di attori con disabilità intellettiva. La loro ricerca artistica parte dalla mente e dal cuore, come ha spiegato Scott Price, uno degli attori della compagnia, «per creare un teatro fedele a noi stessi, che ci faccia divertire».

Intrattenere e provocare sono gli obiettivi principali delle loro opere. Ma anche, «ricordare al pubblico che tutto ciò che abbiamo è il legame umano. Fidarsi dell’inconscio, abbracciare incomprensioni, errori e false interpretazioni. Collaborare, creare opportunità e lavoro per gli artisti» dichiara Bruce Gladwin, direttore artistico.

Le ispirazioni

Le opere messe in scena traggono ispirazione dalla vita reale, dalle esperienze dei singoli attori. La si potrebbe definire “un’estetica punk”, come ha spiegato Scott Price, definendosi poi «un nerd del computer diventato artista».

Trentasette anni, autistico, Scott parla con entusiasmo dei suoi colleghi con i quali sarà presto a Venezia per portare in scena Food Court, uno degli spettacoli più “dark” e crudeli della compagnia.

Ogni attore è infatti unico e insostituibile, perché ogni spettacolo mette in scena una tensione unica tra biografia e finzione, attingendo a piene mani dalla quotidianità anche nei suoi aspetti più cruenti. In pratica, l’opera artistica è costruita, e non solo interpretata dagli attori, per dare voce alla disabilità così com’è, senza stereotipi, pietismi o narrazioni distorte.

L’intento di Food Cort

Basandosi su questo presupposto, l’opera tratta il tema della disabilità senza filtri. Come spiega Price, è uno spettacolo «sulla seduzione, la costrizione, il potere, le intenzioni malvagie e la resilienza».

Food Cort vuole quindi mostrare il lato oscuro delle persone con disabilità, ricordando come l’animo umano sia sempre caratterizzato da luci e ombre, anche quando il corpo presenta una disabilità. Per troppo tempo, infatti, a chi ha una disabilità è stato affidato il ruolo di “vittima”; in Food Cort , invece, un attore con disabilità interpreta un personaggio capace di fare del male.

Del resto, come ribadisce il regista, «se non sei capace di fare il male allora non sei umano. E se non sei umano, cosa sei?».

Roberta Gatto

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