Non vedenti, la felicità è apprezzare la vita

Una storia singolare, quella del villaggio di Dali Koumbè, situato nella zona desertica della Mauritania, al confine con il Mali. In questa piccola comunità, infatti, la metà degli abitanti è non vedente.

L’origine della particolare condizione visiva di queste persone è tutt’oggi sconosciuta. Nonostante siano stati condotti diversi studi, non è chiaro se la causa sia genetica o ambientale.

Stando alla tradizione e alle leggende tramandate da ben dieci generazioni nel villaggio, tutto sarebbe iniziato con una donna, la “prescelta”, alla quale fu predetta la nascita di un figlio non vedente, nonché “il più virtuoso degli uomini”. Da allora, la cecità è vista come un dono e accolta come il segno della discendenza diretta da quell’uomo.

La felicità di essere al mondo

In questa comunità si tramanda il Corano attraverso la tradizione orale. Il libro viene insegnato allo stesso modo ai bambini ciechi e a quelli vedenti, realizzando in tal modo la vera inclusione. Il maestro, un anziano cieco, lo ha imparato a sua volta da un maestro vedente, memorizzandone giorno per giorno le diverse parti, con pazienza e dedizione.

Ed è proprio la memoria a guidare le donne e gli uomini ciechi di Dali Koumbè nella loro vita quotidiana. Ognuno di loro è infatti in grado di spostarsi da solo all’interno del villaggio, ad esempio per andare a prendere acqua al pozzo e di svolgere le normali mansioni quotidiane.

Al di fuori del villaggio, non avrebbero la stessa autonomia, ma dentro la loro piccola comunità sono esattamente come tutti gli altri.

Quando gli si chiede cosa li renda felici, la risposta è semplice: «la gratitudine. Apprezzare ciò che la vita ci offre. Poter fare qualcosa per la comunità».

Il “Progetto Happiness”

La testimonianza di queste persone ci è giunta grazie a uno YouTuber, Giuseppe Bertuccio D’Angelo, un giovane viaggiatore il cui scopo è girare il mondo alla scoperta della felicità.

Attraverso il progetto happiness, infatti, Giuseppe incontra persone straordinarie con cui interrogarsi su cosa significhi essere felici. E grazie ai suoi viaggi, scopriamo come la felicità stia realmente nelle piccole cose.

«Essere felici è una scelta» dice lo YouTuber, «e sta a noi decidere se il nostro bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto».

Roberta Gatto

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