Cataratta, in media ci vogliono due anni per l’intervento nel Pubblico

L’attesa per poter eseguire un intervento di cataratta agli occhi potrebbe raddoppiare. Attualmente, ogni anno in Italia, si eseguono oltre 600mila interventi. Rinviare i tempi dell’intervento potrebbe comportare quindi gravi ripercussioni sulla vista di migliaia di italiani. E a oggi, più di 25mila italiani sono in attesa di fare l’operazione salva vista.

L’avanzare degli anni porta la lente naturale (il cristallino) che si trova all’interno dei nostri occhi a offuscarsi progressivamente, fino a provocare una riduzione della vista. Si tratta della cataratta che affligge soprattutto gli anziani, ma può colpire anche giovani in seguito a traumi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo, questa patologia oculare è la prima causa di cecità e ipovisione. Si tratta di una disabilità visiva che però si potrebbe prevenire per circa 94 milioni di persone. In che modo? Con un intervento microchirurgico che può essere eseguito in regime ambulatoriale. In pratica, si sostituisce il cristallino naturale dell’occhio, invecchiato e opacizzato, con uno artificiale.
In Italia

In Italia questo intervento sta però diventando sempre più complicato da eseguire in strutture pubbliche o convenzionate attraverso il Servizio sanitario nazionale (Ssn). Perché? Prima di tutto le lunghe liste di attesa.

Ma quali sono le conseguenze del ritardato intervento? Attualmente in Italia, per accedere all’intervento della sostituzione del cristallino, in media si possono aspettare fino a due anni. Già ci sarebbe da preoccuparsi, se questi tempi già di per sé lunghi, non fossero destinati ad allungarsi ancora: fin quasi a raddoppiarsi.

A temere questa tendenza è il direttore dell’Unità di Oculistica dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano Francesco Bandello. Professore ordinario di Oftalmologia e direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, conferma come «la cataratta si può solo operare e se questo non avviene, la conseguenza è l’ipovisione. Nel nostro Paese si eseguono oltre 600mila interventi l’anno: operiamo soprattutto persone con età avanzata, “fragili” in quanto hanno altri problemi di salute, ma anche a livello economico poiché, nella maggior parte dei casi, sono pensionati e, se non riescono a fare l’intervento in strutture pubbliche o convenzionate col Servizio sanitario nazionale, non possono permettersi di farlo privatamente».
Mario Barbuto, presidente di Iapb Italia onlus, l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, sostiene come «da noi ci sono oltre 25mila persone in attesa dell’intervento di cataratta».

Mario Barbuto

Con le nuove tariffe, i rimborsi vengono ridotti

Cosa sta succedendo ultimamente? Secondo Barbuto, «con l’entrata in vigore (prevista per l’1 aprile, ma rinviata ulteriormente al primo gennaio 2025) delle nuove tariffe per le prestazioni ambulatoriali garantite nei Lea-Livelli essenziali di assistenza, il rimborso previsto per la chirurgia della cataratta viene ridotto a circa 800 euro. E si tratta» sottolinea ancora Barbuto, «di una cifra che non basta per coprire i costi vivi (cristallino artificiale, sala operatoria, strumenti e personale impiegato) per cui i direttori delle aziende sanitarie (pubbliche o convenzionate) potrebbero decidere di rimodulare l’offerta privilegiando altre prestazioni più remunerative (come, per esempio, protesi d’anca o ginocchio) a scapito dell’intervento di cataratta». Così, il rischio è che non si riesca più a fare questo tipo di intervento all’interno del Servizio sanitario nazionale.

In pratica, si condanna a non vedere bene un elevato numero di persone che non hanno la possibilità di operarsi privatamente.

Eppure tra cittadini, almeno in teoria, non dovrebbero esserci differenze poiché l’intervento di cataratta rientra nei Lea, cioè i Livelli essenziali di assistenza da garantire su tutto il territorio nazionale.

E c’è un altro aspetto di sperequazione: nell’ambito del Servizio sanitario nazionale viene garantito solo l’impianto del cristallino artificiale standard. Quelli più sofisticati, in grado di correggere anche astigmatismo e presbiopia sono impiantati solo in regime libero-professionale. Tradotto meglio? Con il co-payment, vale a dire quel regime che consente al paziente di contribuire alle spese dell’intervento, integrando la quota necessaria a garantire l’impianto di un cristallino artificiale più costoso.

Nella maggior parte delle Regioni si preferisce però tenere separate le due strade, cioè l’intervento di cataratta si fa nell’ambito del Servizio sanitario o in regime libero-professionale. E chi vuole impiantare un cristallino che, per esempio, corregga la presbiopia, deve pagarlo di tasca propria. Il costo? A seconda del tipo di cristallino impiantato, si possono spendere dai 1.500 ai 4mila euro a occhio.

Bachisio Zolo

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