Sesso e disabilità: la testimonianza di una professionista del piacere

Non solo accarezzatrici. Le donne che hanno fatto dell’amore un mestiere si ritrovano talvolta a soddisfare clienti con disabilità, arrivando a fornire prestazioni complete.

Dalle parole di una di queste professioniste dell’eros emerge una realtà ancora poco conosciuta, ma sempre più presente.

La mancanza di figure professionali

È ancora un argomento tabù, ma diventa di giorno in giorno più pressante. In Italia mancano le figure professionali adatte a garantire una vita sessuale soddisfacente a chi, a causa di una disabilità, non riesce ad averla. Ecco allora la necessità di rivolgersi a chi ha fatto della prestazione sessuale una fonte di guadagno.

La testimonianza

Dalle parole di una di queste donne attiva in un famoso locale del Canton Ticino (Svizzera), emerge la necessità degli uomini con disabilità di soddisfare i propri bisogni sessuali.

«Ho avuto l’opportunità di offrire prestazioni sessuali ad alcune persone affette da autismo o disabili in carrozzina. Non si tratta solo di carezze, ma di servizi completi a tutti gli effetti» spiega la donna. Talvolta i clienti si presentano da soli, talvolta è necessario un accompagnatore, come nel caso di un ragazzo con autismo accompagnato dal padre, o di un uomo in carrozzina affiancato da un assistente.

L’uomo «è stato aiutato a posizionarsi su un comodo divano, dove poi, nella privacy di una camera attrezzata al meglio, una volta solo ha potuto usufruire della prestazione».

Raramente, la disabilità ostacola il rapporto sessuale. C’è però un rovescio della medaglia.

Sesso e vulnerabilità

La donna sottolinea come l’argomento sia ancora tabù, «non tanto perché si tratta di disabili, quanto perché i punti che si sollevano sono “scomodi” da affrontare, sia in famiglia che fuori. Parliamo sempre di atti sessuali con persone vulnerabili e in condizioni di salute spesso non ottimali. Vi sono poi tutti i pregiudizi per l’atto libidinoso fine a sé stesso, pagato magari con i soldi dell’assistenza».

E tuttavia le richieste di prestazioni sessuali da parte di persone con disabilità continuano ad arrivare, anche attraverso Primis (l’associazione promotrice della salute sessuale e i diritti correlati delle persone che si prostituiscono).

Salute e affettività

Da non sottovalutare, poi, gli aspetti psicologici di questo tipo di rapporti.

«Non dimentichiamoci le implicazioni psicologiche di esperienze emotivamente e fisicamente intense da parte di soggetti con possibili carenze affettive» spiega la donna, «penso solo al rischio di infatuazione. O anche alla possibilità che la persona voglia tirarsi indietro al momento dell’atto fisico, ma non sia in grado di comunicarlo».

Altro problema da non sottovalutare, infine, quello relativo alla salute sessuale. Secondo la professionista del piacere, «è importante considerare la possibilità di contrarre malattie, nonostante tutte le accortezze del caso, in un rapporto con donne ad alto rischio».

Dalle sue parole, quindi, emerge non solo una realtà scomoda e troppo spesso ignorata, ma anche la necessità di figure atte a soddisfare i bisogni sessuali delle persone con disabilità in modo sicuro tanto dal punto di vista psicologico, quanto da quello della salute.

Roberta Gatto

Lascia un commento