È cieco lo scienziato italiano che all’Onu si occupa di inclusione
Michele Mele, 33enne salernitano è l’unico italiano nella task force Onu dedicata alle politiche inclusive. Si occupa di progetti per l’inclusione dei non vedenti in ambito scientifico e a guidarlo è il suo terzo occhio: il cuore.
La forza di chi non si arrende
A scuola gli dicevano che non poteva studiare matematica a causa della sua condizione visiva, oggi invece lavora all’Onu dove si occupa tra gli altri di progetti inclusivi come “Science in Braille” e MathSpeak, per aiutare i bambini non vedenti di tutto il mondo a imparare la matematica. E non è finita qui: ha scritto due libri, si interessa di calcio e musica folk irlandese e promuove l’accessibilità all’arte per i non vedenti. Insomma, un talento poliedrico quello di Michele, insignito lo scorso 20 marzo dal presidente Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
Una carriera brillante
Nonostante le difficoltà incontrate a scuola, Michele ha scelto di seguire le proprie passioni. Una laurea in Matematica, un dottorato in Matematica e Informatica e infine una borsa di ricerca in Ottimizzazione Combinatoria, un ramo della matematica utilizzato da aziende e privati per ottimizzare le risorse.
Insomma, una vita fatta di numeri, non solo nello studio. Come racconta lo stesso Michele, «da piccolo ho sempre dovuto geometrizzare gli spazi per potermi muovere. E per andare da una parte all’altra dovevo fare lo stesso per strade, marciapiedi, incroci. Imparare a utilizzare modelli di matematica per trovare il percorso più agevole, che non è detto sia più breve. E poi individuare gli ostacoli e come superarli. È in sostanza un algoritmo, un problema di cammino minimo con ostacoli aggiuntivi. Così quando all’Università ho inserito l’esame di Ottimizzazione Combinatoria al piano di studi, mi son detto: ma questo è quello che faccio fin da bambino senza saperlo».
La matematica per l’assistenza aeroportuale
E proprio grazie all’ottimizzazione combinatoria, Michele aiuta gli aeroporti internazionali a organizzare l’assistenza ai passeggeri con disabilità.
«In alcuni scali questo settore si gestisce ancora con foglio di carta e penna. E non sempre in piena sicurezza. Invece con un algoritmo da me ideato, in meno di due decimi di secondo si può organizzare e pianificare una intera giornata di assistenza in aeroporto anche con duemila richieste e centinaia di lavoratori coinvolti. Il risultato sorprendente è che permette di creare un servizio di qualità a un costo altamente competitivo».
Altri progetti
Oltre a essere education officer della campagna Science in Braille dell’Onu, Michele è membro del Rasit di Londra: un collettivo di scienziati ipovedenti o non vedenti che rappresenta un punto di riferimento per le politiche inclusive. «Ci muoviamo su iniziative in tutto il mondo» spiega lo scienziato. «Abraham Nemeth, negli anni ’70, ha sviluppato un sistema che si chiama MathSpeak in grado di permettere di eliminare le ambiguità nella matematica parlata. È un sistema obbligatorio nei paesi di lingua inglese, ma nel resto nel mondo no. Questo facilità l’apprendimento della materia perché non è che non puoi capirla perché non vedi, ma tutto dipende da come ti viene spiegata. Il mio obiettivo a livello di ricerca è riprendere MathSpeak ed eventualmente aggiornarlo, diffonderlo attraverso il progetto dell’Onu in tutti i Paesi. I non vedenti devono avere possibilità di accesso alla Matematica come ad altri campi».
Infine, il giovane matematico si interessa anche di cultura a 360°: scrittore, (ha infatti pubblicato due libri, “L’universo tra le dita” nel 2021, dove racconta le storie di 10 scienziati ipovedenti o non vedenti degli ultimi 4 secoli, e “Il richiamo della strada” del nel 2023, dove racconta la storia di John Metcalf, un non vedente che è stato il primo ingegnere stradale della storia). E poi è musicista (suona il piano e un particolare flauto inglese) e sta seguendo un progetto di arte inclusiva per rendere accessibili dipinti e affreschi alle persone con disabilità visiva.
Insomma, una vita piena di soddisfazioni quella di Michele, a riprova di come non sia la disabilità a costituire un ostacolo, quanto il modo di pensare a essa da parte della società. Fortunatamente, donne e uomini come Michele non ci stanno e portano avanti i loro progetti, dai quali la stessa società che li discrimina trae poi grande beneficio. Sicuramente, una storia sulla quale riflettere.
Roberta Gatto