Sanità, l’appello di 14 big della Scienza

A guidare i firmatari dell’appello è il Nobel Giorgio Parisi. Nell’accorato appello scritto chiedono maggiori investimenti per tutelare la Sanità pubblica e la difesa e la valorizzazione degli operatori. Ben quattordici scienziati italiani hanno sottoscritto un appello in difesa della Sanità nazionale. Le ragioni? Sono convinti che il Servizio Sanitario Nazionale (Snn) sia gravemente a rischio e per questo chiedono di «recuperare il suo ruolo di luogo di ricerca e innovazione al servizio della salute».

A firmare l’appello sono Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis.

Che fare

L’elenco delle cose da fare e degli interventi è lungo. Intanto si chiede come «parte delle nuove risorse venga impiegata per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria». Le ragioni? «Nel nostro Paese, due ospedali su tre hanno più di 50 anni e uno su tre è stato costruito prima del 1940».

E poi il personale del Ssn. «Se una sofisticata apparecchiatura si installa in un paio d’anni, molti di più ne occorrono per disporre di professionisti sanitari competenti, che continuano a formarsi e aggiornarsi lungo tutta la vita lavorativa» scrivono i luminari. «Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini/pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile come gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza».

Diagnosi e cure

Dal 1978, data della sua fondazione e fino al 2019, il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (passati da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Oggi però, i dati dimostrano come il sistema sia in crisi. Lo dicono l’arretramento di alcuni indicatori di salute, le difficoltà crescenti di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, l’aumento delle diseguaglianze regionali e sociali.

I fondi a disposizione

Oggi i costi dell’evoluzione tecnologica uniti ai radicali mutamenti epidemiologici e demografici insieme alle difficoltà della finanza pubblica hanno ridotto fortemente i fondi a disposizione. A dimostrarlo è il 6,2 per cento del Pil per il 2025, cifra inferiore a quella stanziata vent’anni fa. «Oggi il problema non è più procrastinabile» si legge nell’appello, perché «tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli».

Raffronto con l’Europa

Infine, rimarcano i firmatari, «la spesa per la prevenzione in Italia è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico che si registrano in quasi tutta Italia. Ma ancora più evidente è il divario riguardante la prevenzione primaria». A confermarlo, un dato: «abbiamo una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o addirittura obesi, e questo è legato sia a un cambiamento delle abitudini alimentari, sia alla scarsa propensione degli italiani all’attività fisica. Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva) e nella consapevolezza delle opportunità, ma anche dei limiti della medicina moderna».

Per gli scienziati, «la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute». Che fare dunque? «È necessario un piano straordinario di finanziamento del Ssn e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali».

Bachisio Zolo

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