Da Eurostat la fotografia aggiornata della condizione socioeconomica delle persone con disabilità

L’ufficio statistico dell’Unione Europea rileva come il 27 per cento della popolazione (circa 101 milioni) ha una forma di disabilità. Ma cosa intende Eurostat per disabilità? Essa si riferisce soprattutto alle limitazioni sopportate nello svolgere determinate attività a causa di problemi di salute per un periodo di almeno sei mesi.

Nello specifico, il 7.2 per cento ha limitazioni gravi mentre il restante 19.8 per cento ha alcune limitazioni.

La percentuale di persone con disabilità nei diversi Paesi

I diversi Paesi dell’Unione presentano percentuali molto diverse tra loro. apre la classifica la Lituania con una percentuale del 38.5 per cento, seguita da Danimarca (36.1 per cento) e Portogallo (34 per cento). L’Italia si attesta al 22.7 per cento (valore leggermente inferiore al 27 per cento dell’Ue). Nelle ultime posizioni, se pur con dati riferiti al 2020 e il 2021, si trovano la Macedonia del Nord (14.2 per cento), la Serbia (12.3 per cento al 2022) e il Montenegro (11.9 per cento).

Disabilità e rischio povertà

Il rischio di povertà e di esclusione sociale sono strettamente connessi alla disabilità. Il 20.5 per cento della popolazione europea con disabilità è infatti a rischio povertà rispetto al 14.5 per cento delle persone senza disabilità.

Il divario risulta particolarmente elevato in Estonia (26.5 punti percentuale), Lituania (21.4 punti percentuale) e Croazia (20.3 punti percentuale). In generale, sono tredici i Paesi Ue con un divario superiore ai 10 punti percentuale. Il divario più basso si trova in Albania (0.1 punti percentuale) mentre l’Italia si piazza in terzultima posizione, con un divario pari a un punto percentuale.

Persone con disabilità e lavoro

Anche il dato relativo al tasso medio di disoccupazione tra le persone con disabilità può aiutare a comprendere l’alto rischio di povertà ed esclusione sociale.

I dati Eurostat evidenziano come questa percentuale sia del 9.4 per cento (contro il 6.1 per cento tra le persone senza disabilità). A eccezione della Repubblica Ceca (-0.1 punti percentuale), tutti i Paesi Ue mostrano una differenza superiore al punto percentuale, con il picco che si raggiunge in Grecia (10.3 punti percentuale), Spagna (10.2 punti percentuale) e Lituania (9.1 punti percentuale). In Italia la differenza assoluta si attesta ai 4.8 punti percentuale.

Tasso di occupazione

Un altro indicatore del divario socioeconomico è rappresentato dal tasso di occupazione delle persone con disabilità. Il divario occupazionale dei disabili nell’Unione europea è pari a 21.4 punti percentuale. Quello più alto è registrato in Irlanda (37 punti percentuale) e il più basso in Lussemburgo (8.5 punti percentuale). In Italia il divario occupazionale è pari al 14 per cento.

Secondo gli osservatori più preparati, il divario può essere giustificabile con fattori istituzionali quali l’attuazione delle leggi contro la discriminazione, i regimi di welfare e le politiche specifiche di assistenza sociale.

Le prestazioni per la disabilità all’interno della spesa per la protezione sociale

Un ultimo spunto di riflessione è dato dalla spesa totale per la quota di prestazioni per la disabilità all’interno della spesa per la protezione sociale. La quota media di prestazioni per la disabilità nell’Ue è pari al 6.9 per cento. I valori più alti in Danimarca (16.8 per cento), Norvegia (15.8 per cento) e Islanda (14.9 per cento). I valori più bassi, invece, si sono registrati in Turchia (3.1 per cento), Malta e Cipro (3.4 per cento) e Grecia (3.9 per cento). La percentuale italiana, si attesta al 5.3 per cento.

Emanuele Boi

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