“Qui tutti abbiamo una coda”, la pet therapy in ospedale

Raccontare la pet therapy al Microcitemico di Cagliari dal punto di vista di un cane. È quanto fa Sandy Carboni con il suo libro “Qui tutti abbiamo una coda” con illustrazioni di Maria Laura Farris.

L’autrice

Sandy ha 36 anni e vive con Nina, la figlia di 12 anni e il cagnolino Ponyo. Originaria di Barbusi, si occupa di comunicazione e di gestione eventi per piccole aziende, enti locali e associazioni.

«Ho sempre scritto tutto quello che mi succedeva» spiega Sandy, «ma forse, fino a ora, era mancato il coraggio di raccontarle».

Il libro

Un libro che può essere definito quasi autobiografico. Spiega l’autrice come «il libro racconta la mia esperienza e quella di mia figlia nel reparto di Oncoematologia pediatrica, che abbiamo “frequentato” per tanti anni. C’è tantissimo di noi e tutto quello che viene raccontato tra le pagine è frutto di qualcosa vissuto in prima persona».

Un percorso difficile in cui, nonostante un velo di malinconia vissuto durante la malattia, trovano spazio anche importanti aspetti positivi quali i legami che si vengono a creare tra i cani, i bambini, i loro genitori e il personale dell’ospedale.

«Tutti i cani, i bambini e i ragazzi presenti nel libro esistono realmente» spiega ancora Sandy «e fanno parte del nostro percorso. Vedere che le persone incontrate in quel periodo li hanno riconosciuti è stato fonte di grande soddisfazione».

Il punto di vista del cane

Ad arricchire il libro, oltre al vissuto personale dell’autrice e della figlia, la particolare scelta di raccontare la pet therapy dal punto di vista del cane. Sandy spiega come «raccontare l’esperienza attraverso gli occhi del cane mi ha aiutato a edulcorarla e renderla universale. Ho parlato di me, di noi, ma l’ho fatto da un altro punto di vista».

Bobby Boy, il cane che ha accompagnato il percorso di Pet Therapy di Sandy e Nina e a cui si ispira il protagonista del libro, racconta un importante spaccato della vita dell’autrice. Un’esperienza vissuta, tuttavia, da tante altre persone che si possono riconoscere nelle vicende narrate nel libro. Trattate con delicatezza e sensibilità, rendendolo un testo adatto dai 4 anni in poi.

Il valore della Pet Therapy

E proprio l’universalità offerta al percorso dal punto di vista del cane, ci ha portato a voler approfondire l’importanza della Pet Therapy per i bambini, i ragazzi e i loro genitori secondo l’autrice.

Sandy racconta come «la presenza dei cani in ospedale è stata per noi una parte fondamentale della cura. Siamo state tra le prime, con Noah, a sperimentare la pet therapy al Microcitemico e credo che senza loro – cani e umani che li accompagnavano – avremmo affrontato tutto con molta più fatica e con un peso maggiore sul cuore». Entrando nel merito del rapporto dei cani con i genitori, Sandy confida come «ho scelto Bobby Boy perché è stato, durante la terapia, uno dei miei fondamentali pilastri. Gli animali in ospedale sono una ventata di serenità. Sono lì a ricordare che c’è ancora qualcosa fuori e che, anche se in quei momenti tutto sembra sospeso, c’è sempre un ponte che ci tiene legati alla normalità».

Sempre in base alla sua esperienza, «la pet therapy in ospedale aiuta tanto i pazienti, i loro genitori, ma anche tutto lo staff e il personale che ci lavora.Per quanto riguarda me, nello specifico posso dire che le terapie ci hanno salvato la vita, ma i cani in ospedale ci hanno salvato il cuore».

Un percorso e un’esperienza, insomma, riassunte perfettamente nella quarta di copertina del libro: «ci sono code che scodinzolano forti e decise, emozionate e spesso indelicate. Ci sono altre code, poi, estremamente delicate e fragili, ma che sanno essere – a loro modo – altrettanto forti e imponenti. Queste speciali code spuntano fuori dal petto dei bambini e dei ragazzi dell’oncoematologia pediatrica e servono a dare speranza, fiducia e vita».

Emanuele Boi

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