Ministero della Giustizia, ok al puntatore oculare per gli atti giuridici

Il Ministero della Giustizia conferma le conclusioni presentate dal Consiglio nazionale del Notariato sull’impiego del puntatore oculare negli atti giuridici da parte di persone con la Sla.

In una nota, il Consiglio nazionale del notariato sottolinea come «nel suo parere, il ministero offre al nostro Consiglio nazionale un supporto totale per collaborare nell’elaborazione di una proposta di legge in linea con lo studio già compiuto»

Per il presidente nazionale dell’Aisla Fulvia Massimelli, «viene garantito un diritto inalienabile per ogni individuo, indipendentemente dalla propria salute o dalle proprie abilità, così come sancito nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità».

Della stessa opinione il presidente del Consiglio nazionale del Notariato Giulio Biino per cui, «il pieno esercizio del diritto alla comunicazione non verbale aggiunge un tassello importante all’impegno della categoria da anni attiva su questo tema così da promuovere la tutela dei diritti dei soggetti più fragili».

Un percorso iniziato nel 2015

Nel 2015, in occasione del 50° Congresso Nazionale del Notariato e con la collaborazione di Aisla, il Consiglio nazionale del Notariato aveva proposto «un’interpretazione evolutiva della legge notarile che riconoscesse la “comunicazione non verbale”, rendendo possibile all’individuo malato di esprimere le proprie volontà negoziali senza intermediari».

Nel comunicato stampa diramato a conclusione del convegno si evidenzia come come le nuove tecnologie sviluppate in campo medico semplificassero e rendessero più immediata la tutela dei diritti delle persone affette da Sla. «I malati di Sla che non presentano alterazioni cognitive, ma l’impossibilità di comunicare con i canali classici» si sottolinea ancora nel comunicato, «hanno a disposizione sistemi di comunicazione alternativi, quali i “comunicatori a puntamento oculare” in grado di sfruttare l’unico movimento ancora controllabile dagli stessi, quello degli occhi, ottenendo così la possibilità di esprimersi in autonomia».

Emanuele Boi

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