Passeggiata in autonomia sul Monte Arcosu

Non è la prima volta che trascino il mio compagno in mezzo ai boschi, ma è la prima volta che lo faccio usando una corda. No, non sto parlando di pratiche estreme in mezzo alla natura, ma di una passeggiata sul Monte Arcosu, meravigliosa oasi Wwf nei territori di Uta, Assemini e Siliqua.

Un pezzetto di Sardegna incontaminata poco fuori Cagliari, raggiungibile in auto in circa 40 minuti.

Sabato la giornata era fresca e piacevolmente ventilata, perfetta per un’escursione. Zaino in spalla, ci siamo messi in viaggio verso le 10:45, arrivando in loco verso le 11:30, giusto in tempo per l’inaugurazione del nuovo sentiero accessibile.

Abbiamo lasciato la macchina all’ingresso, scegliendo la navetta messa a disposizione dai volontari dell’Oasi per raggiungere il Parco. Il sentiero è in salita e il terreno sconnesso, il consiglio è di prenotare le navette perché si arriva senza fatica e in totale sicurezza.

Manu Invisible tra il sindaco di Uta Giacomo Porcu, il presidente e il direttore di Ierfop Roberto Pili e Bachisio Zolo

Una volta arrivati al Parco del Cervo e della Luna, nome suggestivo che evoca scenari da fiaba, assistiamo al taglio del nastro e alla presentazione da parte delle associazioni promotrici del percorso inclusivo, tra cui l’ente di formazione Ierfop, rappresentato dal presidente Roberto Pili e dal direttore Bachisio Zolo. Nota curiosa: tra gli ospiti c’era anche Manu Invisible, noto street-writer cagliaritano. Non so che faccia abbia, ma mi dicono indossi sempre una maschera, quindi diciamo che ci ha messi subito tutti sulla stessa barca.

Oggi guido io

E proprio grazie a questo percorso, 700 metri che si snodano lungo un sentiero già di per sé facilmente percorribile, per una mezz’oretta siamo stati tutti ciechi. Dal canto mio, ho potuto provare l’ebbrezza di guidare il mio compagno. Per una volta, almeno, sono stata io quella spavalda e sicura di sé.

Il percorso è stato reso accessibile dalla presenza di una corda che guida il turista lungo otto stazioni, con altrettante panchine di legno su cui fermarsi per riposare. A ogni fermata è possibile ascoltare un’audioguida informativa su territorio, flora e fauna. È anche possibile sfruttare il tatto, abbracciando un vecchio carrubo o toccando alcuni palchi di corna, e l’olfatto annusando piante come la lavanda e l’elicriso, l’oro del Mediterraneo. Mentre si cammina, il canto degli uccelli presenti sul Monte Arcosu accompagna i visitatori in quest’esperienza straordinaria.

Foto di gruppo dei partecipanti

Ma perché ho guidato io, stavolta, direte voi? Semplice: il percorso si può fare da bendati. E così mi sono ritrovata a tenere la mano del mio compagno non per essere “portata”, come solitamente accade, ma per “portare”, aiutandolo non solo ad avanzare, ma anche fornendo indicazioni su dove si trovava. Dimostrando così come la disabilità, alla fine, nasca non tanto dalla condizione fisica, quanto dalla mancanza di accessibilità di luoghi e servizi. Insomma, come dicono i nostri ambassador, siamo disabilitati, non disabili.

Natura ospitale

Alla fine del percorso abbiamo fatto una sosta nell’area ristoro.

Sul Monte Arcosu, ho scoperto poi, come sia presente anche un albergo rurale. Per i più avventurosi, martedì 30 maggio è prevista un’escursione al chiaro di luna, con possibilità di campeggiare.

Insomma,  il nostro consiglio è di provare. Provare un’esperienza a contatto con la natura, ma anche con la condizione di chi non vede, per comprendere meglio quali siano i limiti reali e quali, invece, quelli nella nostra testa.

Provare anche per imparare a godere delle meraviglie che ci circondano non solo con gli occhi, ma anche con tutti gli altri sensi.

Roberta Gatto

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