Ierfop: al Parco Sciola di San Sperate tra pietre e suoni di vento

Dopo una giornata di pioggia annunciata da un’allerta meteo, mercoledì 9 ottobre l’autunno sembra aver concesso una tregua regalando ai ragazzi e alle ragazze del progetto C.A.R.E. una tiepida giornata di sole.

E proprio mercoledì il progetto internazionale Erasmus + (dedicato alla ceramica per persone con disabilità visiva) lascia le aule di via Platone 1/3 a Cagliari e si sposta a San Sperate per una visita al Parco sonoro Pinuccio Sciola. La partenza è alle 9:30 dalla sede Ierfop.

Il parco

Al Parco Sciola, gli allievi dei cinque Paesi partecipanti (Italia, Grecia, Cipro, Polonia e Irlanda) vengono accolti dalla figlia del celebre artista sardo, scomparso nel 2016. In un percorso tra Storia e cultura, si va alla scoperta di un mondo fatto di sensazioni e di suoni, dove le pietre parlano attraverso il vento.

Tra terra e mare

«Sembra di essere sott’acqua» dice Ilaria, una delle allieve sarde del progetto. «Un’esperienza meravigliosa. Le pietre sono al contempo ruvide e lisce. I suoni prodotti dal vento e dalle mani che le accarezzano sono incredibili».

«Una bellissima esperienza» afferma un’altra ragazza del gruppo degli italiani, Francesca. «Ora mi piacerebbe visitare altri musei a Cagliari, magari quello Nazionale d’Arte».

Le pietre di Sciola sono effettivamente straordinarie. Per tutti, ma soprattutto per chi ha una disabilità visiva. Si tratta di un’espressione artistica realmente inclusiva, in grado di trascendere la scultura tradizionale e di dare vita a una materia inerte come la pietra. Calcare, basalto, ogni materiale ha una storia da raccontare.

E lo fa tirando fuori una voce unica, un suono ancestrale che richiama le origini del mondo, le profondità marine come quelle terrestri. Terra e aria, fuoco e acqua. E un legame con una terra antica come la Sardegna, capace di emozionare anche gli ospiti internazionali del progetto.

Una visita multisensoriale e multiculturale.

La storia di Pinuccio Sciola viene infatti narrata non solo attraverso le parole della guida, in italiano e in inglese, ma anche e soprattutto attraverso le sue pietre. Un linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni, a ricordarci come si possa comunicare anche senza parole. Siamo tutti figli della stessa terra. Un altro grande insegnamento che gli allievi ceramisti porteranno a casa grazie a questo progetto.

Roberta Gatto

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