“Scritti imprudenti. Idee e riflessioni intorno alla disabilità”
Dall’introduzione del libro: «Come ho già raccontato in varie occasioni, mi piace essere paragonato a una pianta di geranio perché il 19 marzo del 1960, appena messo fuori il naso nel mondo, i vari dottori hanno scosso la testa come per dire: “Lui gna fa (lui non ce la farà mai!). Sarà per la sua breve vita sempre e solo un vegetale!”».
Claudio Imprudente è uno scrittore e giornalista da sempre impegnato nell’affrontare i temi che riguardano il mondo della disabilità.
Il suo libro, “Scritti imprudenti. Idee e riflessioni intorno alla disabilità”, propone una parte degli articoli da lui scritti e pubblicati sul Messaggero di Sant’Antonio dal 2007 a oggi.
Si parla di disabilità in tutti i suoi aspetti: dai pregiudizi agli stereotipi, dall’inclusione nella società all’immagine della disabilità che passa attraverso i mass media. Imprudente lo ha fatto in questi anni con il suo stile ironico e provocatorio, sfruttando la sua attenzione nel raccontare il mondo della disabilità che ha origine negli anni ’80 con la fondazione del Centro Documentazione Handicap di Bologna.
Pubblicato da “La Meridiana”, il libro si apre con la presentazione di Federico Taddia, autore televisivo, saggista e conduttore radiofonico: «non fidatevi di lui… e se, nonostante il mio “allert” avete comunque scelto di fidarvi di Claudio…» scrive Taddia, scoprirete «un libro che è una raccolta di pennellate, di affreschi, di Polaroid sul vivere d’oggi».
La prefazione è di Marco Espa, presidente nazionale dell’Associazione Bambini Cerebrolesi: «conosco Claudio dall’ inizio di questo millennio, e questo tratto visionario accompagnato da una profonda cultura…» racconta Espa, «… lo ha sempre messo in luce come uno dei migliori intellettuali italiani».
“Scritti imprudenti” si chiude con la postfazione del presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi: «Claudio apre il suo lavoro con la parola contaminazione» scrive Zuppi, «che, secondo lui, richiama, in primis, l’idea di contaminazione, la quale presuppone una compresenza, un’esperienza comune, un esserci insieme. Non prevede, cioè, l’esclusione, ma al contrario la partecipazione, la possibilità di accesso a una condizione di “assorbimento”, di acquisizione».
Giuseppe Giuliani