Influencer e disabilità: voci nuove per narrazioni originali
I social network sono diventati il palcoscenico di una rivoluzione culturale sulla disabilità. Uomini e donne, con voci potenti e sguardi nuovi, stanno ridefinendo il modo in cui questa viene raccontata, abbattendo stereotipi e luoghi comuni. Con ironia, carisma e una visione irriverente, trasformano il concetto stesso di inclusione e rappresentazione, superando il pietismo e la retorica mainstream.
Tra Instagram e TikTok, queste figure emergenti non sono solo influencer, ma anche scrittori, speaker radiofonici, autori di podcast e persino attori di serie tv. Ciò che li accomuna è la capacità di mettere in discussione le narrazioni dominanti e di dare voce a chi per troppo tempo è stato escluso.
Marina Cuollo: la parola come arma rivoluzionaria
Con gli occhiali neri alla Edna Mode e una lingua affilata, Marina Cuollo demolisce gli stereotipi sulla disabilità con intelligenza e humor tagliente. Si definisce “umorista e scribacchina molesta” e ha fatto della parola il suo strumento per smascherare una società che ancora vede la disabilità come sinonimo di sofferenza o impossibilità. Autrice di libri, speaker radiofonica e comunicatrice istrionica, Marina ribadisce un concetto fondamentale: la disabilità non è dentro di lei, ma nell’ambiente che crea barriere, fisiche e culturali.
Simone Riflesso: intersezionalità e attivismo Lgbtqia+
Simone Riflesso porta avanti un discorso fondamentale: la lotta contro l’abilismo deve essere intersezionale, intrecciandosi con tutte le altre battaglie per i diritti civili. Critico verso la stessa comunità Lgbtqia +, che spesso trascura le persone con disabilità, ha creato Sonda Pride, il primo progetto per mappare l’accessibilità agli eventi Pride. Il suo lavoro ha gettato le basi per rendere davvero inclusivi questi momenti di celebrazione dell’identità.
Chiara Bordi: la modella che ha sfidato i pregiudizi
Attrice e modella, Chiara Bordi ha portato la sua protesi sulle passerelle di Miss Italia, accendendo un dibattito sulla rappresentazione della disabilità nel mondo della moda e dello spettacolo. Oltre a interpretare Carola nella serie “Prisma” di Prime Video, ha fondato Bionic People, una non profit che promuove l’inclusione attraverso il racconto di atleti e persone con protesi. Il suo messaggio è chiaro: una protesi non è la fine del mondo, ma un altro modo di viverlo.
Iacopo Melio: le parole per cambiare la società
Fondatore della Onlus “Vorrei prendere il treno”, Iacopo Melio è un esempio di come le parole possano essere rivoluzionarie. Cavaliere della Repubblica per il suo impegno per i diritti civili, è autore di “È facile parlare di disabilità (se sai davvero come farlo)”, un manuale che invita a cambiare il linguaggio per trasformare la percezione della disabilità. Il suo obiettivo? Rendere la disabilità parte della normalità, non un’eccezione speciale.
Sofia Righetti: femminismo e Disability Studies
Filosofa del diritto con specializzazione in Disability Studies, Sofia Righetti unisce preparazione accademica e attivismo. Influencer, consulente aziendale e formatrice, ha vinto una causa contro l’Arena di Verona per discriminazione, dimostrando che la giustizia può essere uno strumento di cambiamento. La sua lotta è tanto politica quanto culturale, come dimostra il suo podcast “Streghe“, dove reinterpreta in chiave femminista la figura delle streghe.
Valentina Tomirotti: il corpo come atto politico
Si definisce “attivista su rotelle” e non ha paura di rompere schemi e convenzioni. Valentina Tomirotti si espone senza filtri, documentando su Instagram le difficoltà quotidiane, dai trasporti pubblici alle barriere architettoniche negli hotel. La sua immagine diventa un’arma politica, come nel servizio “Boudoir Disability” su Vanity Fair, in cui ha posato in intimo per sfidare gli stereotipi sul corpo e la sensualità delle persone con disabilità.
Una nuova narrazione della disabilità
Questi influencer stanno cambiando il modo in cui la società guarda alla disabilità, spostando il focus dalla limitazione all’identità. Attraverso i social, le loro voci irrompono nel discorso pubblico, scardinando retoriche paternalistiche e affermando il diritto all’autodeterminazione.
Massimo Usai