Come sarà la scuola italiana nel 2050? Con meno bambini ma più adulti in aula

Il documento dell’Indire (Istituto nazionale documentazione ricerca educativa) disegna soluzioni e modelli educativi dove si prefigurano le trasformazioni in corso in Italia. Una trasformazione che fa pensare come nel 2050 a scuola ci saranno meno bambini e più adulti. Le ragioni? Il calo demografico continuo, l’aumento della percentuale di migranti nella popolazione e le sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale a chi è già nel mondo del lavoro stanno già ridisegnando le classi e anche le aule delle scuole italiane. Addio vecchia scuola. Oggi sempre più, si parla di scuole estese, spazi ibridi fisici e virtuali con forme di apprendimento formale e non formale che poggiano su collaborazioni tra la scuola stessa, enti locali e associazioni. Vengono chiamate scuole di prossimità e già in tutta Italia la sperimentazione si sta diffondendo.

Quest’anno, sei Comuni nella zona di Orvieto in Umbria avvieranno un progetto sperimentato a Reggio Emilia durante la pandemia. Di cosa si tratta? In pratica, si fa scuola nei musei, nei centri sociali e nelle parrocchie. L’obiettivo è rendere sostenibili economicamente le scuole garantendo la qualità.

La minaccia

La grande minaccia del mondo della scuola per i prossimi 25 anni è data dalla chiusura degli istituti per mancanza di studenti e questo fenomeno grava soprattutto sulle aree interne che sono a rischio spopolamento. Occorre quindi un cambio di strategia. Già da ora, le piccole e piccolissime scuole e le pluriclassi con studenti di diverse età e grado di istruzione, potrebbero non essere più un’eccezione per tenere aperti quei presidi culturali e sociali che sono ancora oggi le scuole. In un futuro ormai prossimo e incombente, proprio questi esperimenti scolastici si avviano a diventare un modello da esportare nelle periferie delle grandi città. Perché la scuola cambia e ha sempre più bisogno di specializzazione e formazione a tutte le età.

Il rapporto Indire

Ad arrivare a queste conclusioni e prospettive è il rapporto Indire intitolato “Anticipare per governare il cambiamento, il sistema di istruzione di fronte alle sfide del cambiamento generazionale”. Si tratta di un documento che disegna soluzioni e modelli educativi dove si prefigurano le trasformazioni che potranno avvenire nel nostro Paese. L’obiettivo è rendere economicamente sostenibili le scuole garantendo allo stesso tempo la qualità. La scuola di prossimità è più semplice da creare grazie allo spazio digitale in grado di collegare studenti distanti, di distribuire materiale in tempo reale e di affidare alcune discipline a tutor locali che fungono da collegamento con le scuole partner.

A Trento si è già sperimentata la “classe articolata” per le superiori a rischio chiusura. Qui, le discipline comuni sono insegnate a classi miste dei vari indirizzi e quelle specifiche sono affrontate con moduli separati in collaborazione con strutture del territorio.

I numeri dello spopolamento

Dal 2013 al 2023, in Italia i bambini da 0 a 5 anni sono passati da 3,3 milioni a 2,5. Di contro, si registra l’aumento degli studenti stranieri (+19,1 per cento). Questo dato limita di fatto l’andamento negativo, ma pone nuove sfide per la didattica e l’insegnamento a bambini che non hanno come lingua madre l’italiano, pur essendo nati nel nostro Paese.

Le scuole del Sud perdono più di uno studente italiano su 10 (-12,5 per cento) anche se questo calo è bilanciato da un aumento del 30 per cento degli alunni stranieri. Alle elementari si registra un – 13,5 per cento in nove anni, cioè sono stati persi 3 studenti ogni venti. In leggera controtendenza le scuole superiori dove si registra un aumento minimo (+0,7 per cento) anche se però questo dato è il risultato di un maggior numero di stranieri iscritti (+23,6) con un calo limitato all’uno per cento degli italiani.

Bachisio Zolo

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