Violenza sul disabile e statistiche, il blackout dei dati

Quando si parla di violenza contro le donne, in particolare quelle con disabilità, emerge sempre la mancanza di dati. E così si fa mancare un adeguato studio del fenomeno, e successivamente l’elaborazione di politiche in tema di prevenzione e contrasto. Si pensi, ad esempio, all’appello al Governo da parte dell’Uici.

La carenza dei dati è determinata da diversi fattori e, nel caso delle donne con disabilità cognitiva, tra questi rientrano anche la difficoltà a riconoscere l’abuso e quindi a denunciarlo. Sarebbe necessario, quindi, avere dati disgregati anche per il tipo di disabilità della vittima.

Dell’importanza di dati statistici per le politiche di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne, si parla anche nella Convenzione di Istanbul, in particolare nell’articolo 11.

Di quali dati si dispone attualmente?  

Nel nostro Paese, attualmente, si può provare a costruire una fotografia del fenomeno a partire da due documenti elaborati dall’Istat: uno presentato all’audizione presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e l’altro trasmesso all’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità intitolato “I dati dell’Istat sulla violenza sulle donne con disabilità”.

L’audizione dell’Istat presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio

Questo documento è articolato in tre parti: la prima illustra il percorso che ha portato alla realizzazione del sistema informativo integrato sulla violenza contro le donne (previsto dall’accordo di collaborazione del 2017 tra Istat e Dipartimento delle pari opportunità); la seconda presenta una descrizione sintetica delle informazioni statistiche (prediligendo, dove disponibili i dati più recenti) e altri elementi conoscitivi sul tema della violenza economica; l’ultima parte si concentra sulla condizione socio-economica delle donne considerando il divario di genere sul mercato del lavoro e il tema del gender pay gap (cioè la differenza di salario annuale medio percepito dalle donne e dagli uomini).

Nonostante le carenze e le difficoltà di implementazione, va segnalato come l’Italia è uno dei pochi Paesi con una legge espressamente dedicata alla violenza di genere e al quadro statistico per il monitoraggio del fenomeno e la programmazione di politiche di contrasto e sensibilizzazione. In particolare, la legge 53 del 2022, all’articolo 2, sancisce come «l’Istituto nazionale di statistica (Istat) e il Sistema statistico nazionale realizzano, con cadenza triennale, un’indagine campionaria interamente dedicata alla violenza contro le donne che produca stime anche sulla parte sommersa dei diversi tipi di violenza […]».

Nel documento presentato alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, si fa riferimento alla disabilità? No, o almeno non in maniera esplicita. Si parla infatti di «elevato numero di donne in età avanzata uccise da persone loro legate – in genere i partner – con lo scopo di porre fine a diverse tipologie di situazioni critiche […]».

Sono frequenti i fatti di cronaca (spesso derubricati a drammi familiari o tragedie della solitudine) impropriamente denominati “omicidi altruistici”, ovvero i casi in cui un congiunto uccide l’altro che necessitava di cure o particolari attenzioni. Questi casi vengono raramente conteggiati tra i femminicidi o violenze sulle donne con disabilità.

“I dati dell’Istat sulla violenza sulle donne con disabilità”

Questo documento è stato presentato dall’Istat lo scorso 24 novembre durante la riunione dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in occasione della Giornata internazione per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Senza pur senza citare le fonti, nel testo si spiega come per le donne con disabilità, gli episodi di violenza fisica o sessuale raggiungono una percentuale pari al 36.6 per cento (rispetto il 31.5 per cento delle donne in età tra i 16 e i 70 anni). Inoltre, nel 2022 l’11.2 per cento di donne con disabilità hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza. Di queste, lo 0.5 per cento ha una disabilità sensoriale, l’1.6 per cento una disabilità motoria, l’1.9 per cento una disabilità intellettiva e il 7.9 per cento un’altra tipologia di disabilità. Tuttavia questa informazione non viene rilevata dal 30.5 per cento dei centri.

Altre rilevazioni dell’Istat rilevano l’offerta di servizi specializzati implementati da Centri Antiviolenza (Cav) e Case rifugio per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne con disabilità. In questo caso, nel 2022 emerge come solo il 30.1 per cento dei Centri Antiviolenza organizza incontri di formazione sull’accoglienza delle donne con disabilità (pur non potendo contare sempre su iniziative o materiali accessibili a quanti hanno deficit sensoriali o intellettivi). Solo il 18.6 per cento dei Cav fornisce questi supporti e facilitatori (con una percentuale che scende all’11.5 per cento nelle Isole).

Per quanto riguarda le Case rifugio, i dati aggiornati al 2021 indicano come il 49.6 per cento ha adottato misure per l’abbattimento delle barriere architettoniche mentre solo il 15.5 per cento fanno formazione sull’accoglienza di donne con disabilità.

Sul sito dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità è possibile consultare per intero il documento dell’Istat e altri contributi, tra cui quello dell’Uici, quello del Forum del Terzo Settore, quello di Anmic e quello della Fish.

Come migliorare

Il fenomeno della violenza contro le donne, in particolare quelle con disabilità, è un fenomeno molto complesso e la rete antiviolenza è articolata in diversi snodi. Occorre quindi un impegno crescente nella raccolta dei dati relativi alle donne soggette a discriminazione multipla (articolo 6 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) e che la disabilità della vittima sia rilevata e registrata già in fase di inserimento dati.

Ricordiamo che nell’Osservatorio Nazionale Disabilità, come comunicato dal ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli lo scorso 24 gennaio, è costituito il gruppo “Donne e violenza”. Questo si occuperà nello specifico di azioni di contrasto alla violenza sulle donne con disabilità.

Emanuele Boi

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